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In un mondo migliore

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su In un mondo migliore

di supadany
8 stelle

Quello di Susanne Bier non è un film perfetto, ma è pieno di aspetti tecnici e caratteriali in grado di assestare i colpi vincenti che occorrono ad un prodotto per ben figurare.

Tanti i temi affrontati, come l’elaborazione del lutto da parte di un ragazzino, l’amicizia, il concetto di giustizia morale e civile, i rapporti tra generazioni diverse, tra marito e moglie, insomma vi si trova dentro davvero tanto, non sempre raccontato in maniera uniforme, ma sempre con temperamento e vitalità.

Elias è un ragazzino vittima dei bulli fino a quando non arriva nella sua scuola Christian che ha appena perso la madre per un tumore e che attribuisce tante colpe al padre per come la questione è andata a finire.

Intanto Anton, il padre di Elias, sta per divorziare e lavora in Africa come dottore in un campo allestito in una zona dove la violenza è all’ordine del giorno.

I due ragazzini stringeranno amicizia, ma Christian è molto violento e questo aspetto porterà a gravi conseguenze, ma non solo.

 

 

Film ricchissimo di contenuti legati ai rapporti umani, molto diretto nell’approccio e questo è di aiuto per “entrare” rapidamente nelle pieghe della storia che procede tra aspetti interessanti ed altri meno fino ad un epilogo sostanzioso che lascia un segno decisamente convincente.

Ed è qui che troviamo il bellissimo il discorso sulla vita e la morte pronunciato da Anton a Christian (da pelle d’oca direi), ma un po’ tutto funziona a dovere negli ultimi venti trenta minuti, compresi i titoli di coda che si stagliano sui paesaggi.

Interessanti poi gli aspetti tecnici con una fotografia che ci presenta una Danimarca diversa, più colorata e soprattutto accesa che poco contrasta con le trasferte africane di Anton, sarà che la violenza, anche se per motivi diversi, si trova ovunque.

Così la Bier confeziona un film tosto, senza tanti orpelli e che sa lasciare un segno importante soprattutto alla resa dei conti.

Insomma un’altra bella opera proveniente dalla Danimarca, terra particolarmente prolifica per il cinema europeo e non solo in questi ultimi dieci anni.

 

Susanne Bier

Sa assestare i colpi vincenti nei momenti giusti senza lesinare in partecipazione.

Mikael Persbrandt

Prova equilibrata e partecipata, ha un buon spazio e lo sfrutta piuttosto bene.

William Jøhnk Nielsen

Interpretazione intensa e forte.

Ulrich Thomsen

Ruolo non di primissimo piano, interpretazione soddisfacente.

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