Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Giocare con il non visto (scelta qui necessaria anche per le limitazioni imposte dal budget) e tenere uno stato d’ansia latente è un dono che spetta a pochissimi “eletti” ed in questa circostanza, per quanto non manchino messaggi collaterali di un certo impatto, la formula riesce solo fino ad un certo punto.
Tra gli Usa ed il Messico è stata creata un’area di quarantena dove ormai vivono in libertà “pericolose” creature aliene di grandi dimensioni.
Un reporter (Scott McNairy) e la figlia del suo capo (Whitney Abley) devono tornare a casa velocemente perché i confini stanno per essere sigillati per sei mesi, ma per alcune (di lui) disavventure saranno costretti ad attraversare l’area più pericolosa e vedere da vicino un mondo diverso da quello che conoscevano.
Sinceramente mi aspettavo molto di più da questo prodotto low-budget di cui tre anni fa si parlò molto (troppo) e che fu in grado di conquistare un buon pubblico a fronte di una spesa di partenza semplicemente ridicola.
Per più tratti si respira una discreta noia (oltre al fatto che gli accadimenti temporali in più casi non convincono, vedi il ritorno in una patria non più così sicura) ed il regista non riesce sempre a fare le classiche nozze con i fichi secchi.
Ci sono poco movimento, un rapporto sentimentale che sembra pronto a nascere, ed una sensazione di pericolo che pare a volte in avvicinamento altre volte in allontamento.
Fortunatamente dopo la prima ora le cose migliorano sensibilmente ed il film ha il merito di non scivolare nella classica battaglia splatter finale cercando una strada più di “spielbergmaniana” memoria in cui gli alieni non sono più visti semplicemente come un pericolo (poi la legge della sopravvivenza vale per tutti), mentre gli umani confermano la propria stupidità e cecità, tanto che mietono più vittime i loro bombardamenti delle scorrazzate extraterrestri.
Insomma non ci si possono aspettare grosse sorprese e nella costruzione del viaggio si poteva fornire maggior senso del pericolo incombente, ma alla fine uno sguardo naturale e sincero ed una discreta alchimia di coppia dei due interpreti (decisamente affascinante la Abley) fornisce comunque validi appigli per salvare questa pellicola.
Complessivamente sufficiente.
Non sempre riesce ad ovviare ai limiti di budget e non riesce sempre a creare una tensione soddisfacente quando sarebbe occorsa.
Però si riscatta sul finale denotando una sensibilità importante.
Non incanta, ma fa ciò che deve senza però trovare guizzi particolari.
Sufficiente (al pelo).
Non mi ha convinto molto come protagonista.
E' vero che la storia ha altrove i suoi punti di forza, ma se avesse trovato un maggior aiuto da parte degli interpreti allora ne avrebbe senza dubbio giovato.
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