Regia di Danny Boyle vedi scheda film
il cinema è movimento, immagine del tempo che scorre. se gli si nega il movimento, e lo si leva nel più brutale dei modi, con un masso enorme a rendere impossibile anche la più piccola azione, che rimane? come far scorrere il film, come far evolvere la storia? la risposta di Denny Boyle con 127 hours sembra essere che nulla è fermo, mai, e che anzi, negando fisicamente la possibilità di muoversi all'iperattivo protagonista, si ottiene un film dal ritmo vorticoso e travolgente, che lascia una sensazione di capogiro, come appena scesi dalle giostre del luna park.
la regia di Boyle è nervosa e il montaggio sapiente tiene alta la tensione, tutto è giocato sul rendere il malessere crescente del protagonista intrappolato per 127 ore in una profonda frattura tra le rocce, con a disposizione solo qualche galletta, 400 ml d'acqua e un coltellino multiuso made in China.
l'ansia, la claustrofobia, i tentativi fallimentari di salvarsi, la presa di coscienza graduale di essere vicini alla morte, tutto concorre a creare un film teso come una corda di violino, capace di travolgere lo spettatore con una successione turbinosa di emozioni contrastanti, e di lasciarlo frastornato, alla fine, ma felice per ciò a cui ha appena assistito.
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