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Maschi contro femmine

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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La recensione su Maschi contro femmine

di LorCio
5 stelle

Se è vero che l’idea di base, se non originale, è almeno gustosa da un punto di vista relativamente curioso, è anche vero che gli autori non hanno fatto altro che preventivare una sorta di commistione tra il sequel e lo spin off contando sul successo certo dell’operazione. Checché se ne dica, Fausto Brizzi è un tipo bravo che sa quali sono i tempi e i modi con i quali si strutturano le commedie. Tanto per dire, i Vanzina quando non sanno cosa diavolo fare ficcano una canzone modaiola e la buttano in caciara. Brizzi e compari, almeno, hanno un’idea di commedia, che ha più collegamenti con il mainstreaming americano più che con la commedia all’italiana. Lo stesso Notte prima degli esami non era esattamente un film italiano, così come Ex si proponeva come una rilettura di Love Actually.

 

Maschi contro femmine, prima di essere un film, è un prodotto: è una carrellata di episodi non particolarmente originali ma in cui il pubblico medio di un cinepanettone d’autore riesce ad identificarsi, concatenati nella solita struttura intrecciata ed intrecci osa nella quale tutti i personaggi sono legati da definiti o labili rapporti (bravi e popolari attori), e, soprattutto, inseriti in un progetto di product placament spudorato ma anche spontaneo (cosa che, per esempio, alla Filmauro non riesce quasi mai).

 

Cinema dei telefonini bianchi, come si è detto tante volte? Meglio, cinema dei cellulari col touch screen, degli eterni laureandi in giurisprudenza, dei quarantenni che scappano la sera in birreria a giocare e a parlar di sesso. Al di là di tutto, c’è una scrittura gradevole, inferiore all’armonia di Ex perché sicuramente più ambiziosa (va considerato come primo tempo del dittico, come film a sé o come prequel di Femmine contro maschi?), che si pone nel pericoloso territorio del carino senza farsi dire male.

 

Se proprio volessimo stabilire una gerarchia negli episodi: il meno riuscito è quello sulle ambiguità sessuali (nonostante il brio della toscana Francini) che copre la fascia postadolescenziale, non particolarmente appassionante è quello del tradimento del neopapà De Luigi; simpatico ma niente di più quello con il “maschilista porco” Preziosi e la “fricchettona frigida” Cortellesi; vagamente melodrammatico il segmento degli over quaranta in crisi vissuto da una malinconica Signoris (con la tristissima sequenza del pagamento a sorpresa del gigolò), moglie cornuta di uno scatenato Pannofino, e da Cederna che ha il personaggio meglio scritto (l’archivista romantico). Il coro dei non protagonisti (in cui spicca una ritrovata Brilli) svilupperà le proprie storie nel film successivo. Francesco Baccini canta una fin troppo programmatica canzone sui titoli di testa, ma è sempre uno dei più poderosi cavalli di razza della nostra musica.

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