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Animal Kingdom

Regia di David Michôd vedi scheda film

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La recensione su Animal Kingdom

di ohdaesoo
8 stelle
Davvero fatico a credere come Animal Kingdom possa essere un'opera prima. Non dico questo per la bellezza in sè del film, ma per la qualità della regia, per la capacità che ha di raccontare una storia (Michod, il giovane regista, è anche sceneggiatore), per la qualità dei dialoghi e per il senso della misura che lo contraddistingue. Ancora una volta si dimostra la regola d'oro che ogni nuovo regista dovrebbe tenere a mente: mai strafare, quasi tutti i più bei film della storia del Cinema hanno evitato orpelli, esagerazioni e virtuosismi vari.
Animal Kingdom racconta la storia (ispirata a un vero fatto di sangue) della famiglia Cody.
Josh, appena 18enne, perde la madre per overdose -già qui la scena dell'arrivo dei medici con Josh che guarda Il Milionario in televisione è di livello altissimo- e rimasto solo va a vivere da sua nonna materna. Qui trova i suoi tre zii (figli della nonna e fratelli della madre morta) e un loro amico, tutti e 4 delinquenti incalliti specialisti in rapine e nel traffico della droga. Josh, suo malgrado, si ritrova immischiato in questa vita criminale. Le conseguenze saranno terribili. 
Michod all'esordio sfiora subito il capolavoro. Riesce, neanche fosse un veterano, a girare un crime che ha il passo e l'atmosfera del grande cinema d'autore. Certo l'aiuta in questo la prova degli attori, superbi, con una nota di merito per l'interpretazione di Jackie Weaver nella parte della nonna del protagonista, una donna con un carisma incredibile, vero leader emotivo della famiglia e autentico collante dei membri che la compongono. Appare come una specie di silente "Godmother", gelida, insensibile ma al contempo tremendamente legata ai propri familiari. Anche lei, pur non facendolo notare, piano piano comincerà a vacillare e in questo senso  l'abbraccio finale con Josh -per alcuni versi quasi surreale- rappresenta forse una definitiva liberazione, una catarsi dalla schifosa e pericolosa vita nella quale la sua famiglia si era specializzata. Non è un caso, in questa lettura, che insieme a Josh il solo a sopravvivere sia Darren, l'unico figlio ancora "recuperabile".
Michod disegna perfettamente i suoi personaggi, specie quello di Josh, ragazzo catapultato di punto in bianco nella vita malavitosa, adolenscente che solo apparentemente appare timido e sprovveduto ma invece, alla luce del finale, si dimostra capace di trovare il coraggio -spinto sì dal desiderio di vendetta ma anche dalla ricerca di una definitiva via d'uscita da quello squallido modo di vivere- di prendere una tragica decisione. Ottima anche la figura di Pope, personaggio dall'aspetto e dai modi rassicuranti ma in realtà terribile, un vero e proprio pazzo assassino.
Sarebbero davvero molte le scene da rimarcare, alcune delle quali in ralenti, accompagnate soltanto dallo splendida ed avvolgente colonna sonora, senza rumori di scena (ad esempio l'entrata dei poliziotti per l'arresto di Josh e Pope). In certi momenti ho respirato un'atmosfera che mi ha ricordato addirittura Inarritu. 
Michod non risparmia certo scene violentissime (come il primo omicidio o quello della ragazza) ma lo fa con misura e qualità cinematografica. La narrazione, specie nella parte finale, appare un pochino troppo affrettata, ricca di ellissi, tanto da rischiare di confondere uno spettatore poco attento.
Forte, fin dal titolo, il riferimento a un mondo sempre più violento in cui è spesso il più forte quello a sopravvivere.
A volte però anche le leggi naturali sono fatte per essere infrante.
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