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Animal Kingdom

Regia di David Michôd vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Animal Kingdom

di zombi
8 stelle

che il mondo in cui viviamo ce lo siamo fatto nostro grazie alla nostra capacità di pensare è un dato di fatto. che il genere umano appartenga al regno animale genera in me qualche dubbio. anche perchè fin'ora non siamo riusciti ancora a scoprire se gli animali provano dei sentimenti veri e propri. senso di protezione istintivo di una madre verso i propri figli. senso di appartenenza ad un gruppo. senso della morte come quello degli elefanti che toccano e annusano i resti dei loro parenti. ciò che appare chiaro in questo film è che alcuni personaggi di questo film sono pervasi da un'anestetizzazione che li rende allieni. poi è normale che come nel regno animale i cuccioli imparano dai grandi. a memoria cinematografica non ricordo una figura materna più agghiacciante di questa. una mater che riesce a comandare i figli come fossero guardiani del suo nido. e quando uno a uno comincia a perderli in una guerra senza leggi nè regole, riesce a non trattenere un pianto solo col figlio più indifeso e dipendente. con quello che sembra anche più deficiente, che manca in rapporto agli altri, che era forte quando esisteva il gruppo. e michod è bravissimo nel tratteggiare i caratteri anche dei personaggi minori, tipo la madre della fidanzatina del protagonista jay/joshua. con solo uno sguardo e una frase riesce a rendere tutto un personaggio che per forza di tempo e di spazio non può occupare troppo ne dell'uno ne dell'altro. e quindi se la madre(l'immensa jackie weaver)è un mostro, il figlio maggiore pup non è da meno. riflette in maniera lucida e meccanica la fredda pazzia/pazza freddezza della genitrice. esisterà il senso della vendetta nel mondo animale? di sicuro esiste la sudditanza al più forte come succede con darren nei confronti del fratello pup, che nella scena con la fidanzatina di jay, non riesce a muovere un muscolo, se non muoversi a compassione chiamando il fratello per nome. forse sperando di risvegliare un senso di umanità e di appartenenza. "se lo chiamo per nome mi risponderà e potrò farlo ragionare". un mondo sostanzialmente senza speranza quello descritto da michod, che ricorda un pò il finale de il profeta di audiard. in audiard una ricercata consapevolezza, in michod un'ineluttabile eredità. ottimi tutti i protagonisti con un senpre valido guy pearce tra i volti più noti e internazionali.

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