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Essential Killing

Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film

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La recensione su Essential Killing

di alan smithee
8 stelle

Un atteso quanto insperato ritorno quello di Skolimowski, da anni lontano dalla regia o almeno da film di largo impatto come questo "anti-rambo", girato con l'annunciata "essenzialita" del titolo. Distribuito pressoche' clandestinamente da noi, il film del grande regista polacco e' l'odissea tragica di un prigioniero afgano che, catturato dagli americani nel suo paese, viene portato in un campo di prigionia in una imprecisata steppa nordica, poi torturato nel tentativo di carpirgli i reali rsponsabili dell' attentato in cui sono morti alcuni soldati americani, poi trasferito in un'altra localita. Durante il tragitto un banale incidente fa si' che il prigioniero riesca a scappare.
La via di fuga e' durissima, soprattutto a causa del freddo, della mancanza di cibo e degli uomini armati che lo inseguono a ritmo forsennato e con ogni mezzo. Per sopravvivere dovra' lasciarsi dietro una fitta scia di morte e sangue. Gli unici individui che riusciranno a sopravvivere alla sua furia omicida saranno una madre di un neonato, aggredita tra la neve mentre allatta la sua creatura dopo una caduta di bicicletta, per strapparle un po' di quel siero vitale che gli consenta di sopravvivere (ed abbiamo di fronte una delle piu' drammatiche e surreali scene viste ultimamente) ed una giovane sordomuta (l'intensa Emmanuelle Seigner in una piccola ma significativa parte) che provera' ad alleviare le ferite gravi del prigioniero, fornendogli una via di salvezza generosa quanto vana.
Alla violenza delle morti che la fuga si lascia dietro fa da contraltare la sublime immagine di una figura femminile in burka che sembra guidare l'anima errante, lo segue nei corsi d'acqua e gli ricorda massime del Corano che possano rendergli meno vano un tentativo di fuga. Skolimowski, noto per opere mirabili come La ragazza del bagno pubblico, La nave Faro, L'australiano e pure per una coproduzione italiana un po' bolsa (Acque di primavera da Turgenev) torna in una forma smagliante, regalando a Vincent Gallo, muto per tutto il film, l'ennesima interpretazione fuori degli schemi (ma stavolta davvero convincente) della sua particolarissima e per nulla scontata carriera di attore, regista, e bizzarro uomo immagine e venditore di se stesso. 

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