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Post mortem

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Post mortem

di SamP21
8 stelle

Post Mortem (2010): ovvero un film sugli zombie!? 

 

Post mortem È un film di zombie, il terzo di Pablo Larrain. Attualmente l’esponente di spicco del cinema sud-americano, sbarcato in America col gigantesco Jackie.

 

La trama in breve

 

Il protagonista è un funzionario pubblico, trascrive le autopsie all’obitorio. Non ha amici o conoscenti, vive da solo. S’innamora della sua vicina con cui instaura una strana relazione. Nel frattempo Pinochet fa il colpo di stato e prende il potere e all’obitorio arrivano centinaia di corpi, tra cui quello di Salvador Allende.

 

Il protagonista è uno zombie, un alienato fino ai massimi livelli. Non sa e non capisce cosa sta succedendo attorno a lui, ma è anche un uomo di un’umanità assoluta. Larrain continua la sua personale ricerca stilistica e umana attraverso le storie della dittatura, questo film è il secondo di una trilogia (dopo Tony Manero e prima di NO!) che ha illuminato vari momenti e vari aspetti di questi quasi vent’anni di feroce dittatura.

Il protagonista viene scosso dal sentimento per questa vicina, che si approfitta di lui, mentre fuori c’è la guerra. Mario, questo è il nome del protagonista, capisce solo al momento dell’autopsia di Salvador Allende, che è entrato nella storia, ha preso parte ad un passaggio storico per il Cile e per il mondo intero. Questo fatto riesce a scuotere l’uomo, che in quel momento esce dal suo stato di zombie; il titolo del film in questo senso è emblematico.

Larrain continua con questo film, il suo percorso nella sperimentazione visiva qui ci riporta i colori, le emozioni visive e il sapore del cinema anni ‘70, ci immerge in quel ambiente, lo fa con durezza e crudezza assoluta, senza mai esagerare.

Il film come altri  affronta la presa del potere di Pinochet, quell’undici Settembre così famoso (poi rimpiazzato da un altro undici Settembre, ancora più importante e spaventoso). È il più duro di tutti, senza concessioni, senza momenti di evasione.

Il regista ci immerge dall’inizio alla fine nel dramma di un passaggio storico che ha pochi precedenti e lo fa attraverso la cupezza di una vita apatica, triste e mortifera che viene distrutta e stravolta dalla storia, quella con la Esse maiuscola.

Se non per alcuni brevi momenti, qui non viviamo lo scontro sociale e umano che è alla base del nostro approfondimento. Ma i personaggi che il protagonista incontra ci fanno capire quell’odio che cresce e monta e di cui abbiamo detto per Machuca.

Mario invece vive nel suo mondo e neanche una macchina esplosa e la città deserta gli fanno capire cosa succede, ma la sua umanità viene fuori quando cerca di salvare i feriti e di aiutare la vicina di cui è innamorato.

Ma la tragedia del paese è anche la tragedia del protagonista, uno zombie risvegliato da un fatto più grande di lui ma destinato all’apatia totale, forse proprio come il paese, che si risveglierà solo un decennio più tardi.

 

Larrain invece, chiuderà la trilogia con il migliore film dei tre e continuerà a fare grande cinema, duro e puro. Un cinema di silenzi e di immagini tagliate e complesse, complesse come i suoi personaggi.

Post mortem chiude un approfondimento durato sei film, sei film che ci hanno mostrato un passaggio storico interessante e di triste attualità.

La pellicola ci regala anche un piano sequenza finale di grande impatto, che riesce a mostrare al meglio il dramma personale di un uomo, ma soprattutto il dramma di un popolo.

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