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Post mortem

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Post mortem

di laulilla
9 stelle

Il consenso degli ignavi

 

Un film bellissimo ed emozionante, ansiogeno più di un thriller o di un horror, generi ai quali è stato talvolta un po' impropriamente assimilato: provoca, infatti, durante la visione, un crescente stato di ansia, nel timore che il peggio si debba ancora vedere, come in un “horror” senza fine.

E’ così, infatti, se non che la sensazione orrorifica deriva dalla verità storica, documentata attraverso l’inserimento di frammenti sbiaditi di pellicole vecchie, che col loro malsano verde cupo – il colore della morte – supportano la lenta  narrazione dei drammatici fatti cileni del settembre 1973, quando il golpe militare cancellò l’esperienza socialista del governo di Salvador Allende.
La tensione sociale e politica, da tempo alle stelle, stava sfociando nell’assalto alla Moneda, residenza ufficiale del presidente cileno, da parte dei militari infedeli, che si schierarono - con l’opinione prevalente della borghesia ostile, ma soprattutto con i proprietari americani delle miniere di rame, nazionalizzate da Allende - con la CIA e col governo di Nixon, le cui pressioni non furono mai nascoste, anche se  non fu mai suffragato da prove concrete il loro diretto coinvolgimento nel colpo di stato.

 

Il film si apre con l’immagine emblematica di un uomo che guarda, dalla finestra di casa, la vita che scorre nelle vie di Santiago: è Mario Cordejo (Alfredo Castro), grigio “funzionario”, addetto a trascrivere, nell’obitorio della città, i verbali delle autopsie che vi si svolgono. Presto, però, la scena si sposta nel locale notturno per soli uomini in cui Mario entra poiché è il luogo in cui lavora Nancy (Antonia Zegers) - ballerina non più giovanissima e troppo magra per i grossolani gusti dei frequentatori - che abita di fronte a lui, che ne è attratto e vorrebbe sposarla. Lei non ne sembra lusingata: nella sua casa si riuniscono alcuni sostenitori di Allende che, in condizioni sempre più difficili, cercano di elaborare proposte per aiutare il loro presidente. 

 

Il momento del golpe è descritto di qui: attraverso il fragore delle bombe che squassano l’abitazione di Nancy lasciandovi solo distruzione e macerie, mentre la donna sembra essere sparita. Mario, che è sotto la doccia, non sente il fracasso della distruzione, tuttavia si mette alla sua ricerca e la ritroverà. Nel suo lavoro i cambiamenti sono immediatamente percepibili: il bagno di sangue spaventoso, in cui sembrerà affogare il Cile, fa aumentare mostruosamente il numero dei cadaveri che vengono posti in attesa di autopsia, poiché i militari cercano di accreditare la tesi del suicidio per molti dei morti, soprattutto nel caso di cadaveri “eccellenti”, come quello di Allende.

 

Alcune scene del film sono indimenticabili: l’emozione di Sandra e del Dottor Castillo (i due medici settori) di fronte alle spoglie di Allende, contro la burocratica impassibilità del “funzionario” che trascrive il referto; l’esasperazione di Sandra di fronte all’accumularsi dei corpi straziati; la sua consapevole morte per dignità (non saprei come definirla diversamente) e ancora l’indifferenza da ignavo di chi, riducendo in “carta” dolori e tragedie pensa che se la caverà.

Non potrà tuttavia cavarsela a buon mercato: sarà costretto a entrare nella logica dei macellai e a dare, anche lui, il suo contributo alla mattanza, in un finale agghiacciante in cui la “normalizzazione” del paese straziato trova una rappresentazione atrocemente simbolica. 

 

Gran bel film, che, dopo Tony Manero dello stesso regista, è la rappresentazione terribile della banalità del male e dell’ignavia di chi vuole consapevolmente ignorare, in vista della propria tranquilla sopravvivenza, il dolore e le sofferenze che gli stanno intorno nel tentativo di scavarsi una miserabile nicchia di tranquillità senza alcuno scrupolo di coscienza.

Anche l’attore protagonista è lo stesso, il grande Alfredo Castro, sempre perfetto protagonista cattivo dei film di Larrain.

 

 

 

Presentato a Venezia nell’autunno del 2010, il film non ebbe premi, né riconoscimenti e, successivamente, fu scarsamente diffuso nelle sale italiane. Un vero peccato.

 

Ho rivisto ieri questo film e ho parzialmente modificato per Film TV questa recensione, inviata a Mymovies il 4 novembre 2010,  dove ancora si trova.

 

 

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