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Post mortem

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Post mortem

di Tex61
9 stelle

 

Post mortem è un film con molti pregi e, a mio parere, con qualche difetto. Ancor prima va detto che è un film per molti, ma non per tutti. Iniziamo dai primi. E’ un film “coinvolgente” stante la sua lentezza, perfettamente inserito nel periodo storico a cui si riferisce a cominciare dalla qualità video delle riprese, volutamente “invecchiate” e riconducibili a quelle dei primissimi anni 70. E’ un film per molti aspetti disturbante ed è molto (forse un po’ troppo) festivaliero. I fatti: nella contingenza del colpo di stato cileno guidato da Pinochet (meglio sarebbe dire guidato da lui ma voluto da altri) si affianca la storia di tale Mario di qualifica funzionario. Uomo schivo, al limite della misantropia, opportunista (es: è cattolico quando serve) e incoerente (rifiuta le proposte sessuali della collega perché a suo parere donna promiscua, ma s’innamora perdutamente di femmina sicuramente non di specchiate virtù). Il ruolo è splendidamente interpretato da Castro, già visto,sotto la regia di Larrain, in Tony Manero e che vedremo anche in El club. Proprio su questa figura e sui significati che gli si vogliono attribuire si concentrano le mie riserve sulla pellicola. Di certo Mario rappresenta l’universo di tanti “funzionari”, sostanziali perdenti irrealizzati, che tanta parte svolgono nella maggioranza degli invisibili di ogni paese. Le sue caratteristiche comportamentali sono però troppo marcate e rasentano, a tratti, lo squilibrio del disturbo psichico. Ora Post mortem è un film che, come dichiarato dallo stesso Larrain, vuole lasciare allo spettatore una libera e soggettiva interpretazione ma, se la più accreditata è quella che Mario rappresenta la sostanziale indifferenza verso i crimini ed i soprusi più orribili, egli non incarna la maggioranza del volgo e neppure della borghesia e quindi neppure la coscienza di un popolo. In sintesi non sembra che le sue reazioni comportamentali siano riconducibili, almeno a livello emotivo, a quelle maggioritarie delle masse. Sono possibili, ma non costituiscono un utile campione al quale riferirsi. Pare umanamente molto più rappresentativo lo sfogo di Sandra tra un mare di cadaveri. Diversamente io sono convinto che tante solitudini prolungate siano propedeutiche al “disturbo” e che la forza dell’innamoramento, della passione, siano dirompenti, illusorie e travalichino qualsiasi dolore falsando la percezione della realtà. Inoltre v’è da dire che Mario non viene interessato da alcun lutto personale a fronte degli eventi anzi, risulta essere un privilegiato che cambia solo datore di lavoro; ora è in forza all’esercito cileno e, come afferma lui stesso, ora ha una “posizione”.

 

Ciò personalmente detto, la forza di questo film è altra e Larrain è un validissimo costruttore d’immagini di rara potenza propedeutiche nell’alimentare forti emozioni. Questo film ne è stracolmo: dalla sequenza iniziale, a quella dell’amplesso, ai carrelli di cadaveri, all’autopsia di Allende e, capolavoro su tutte, il lungo piano sequenza finale. Post mortem è un film che, nel bene e nel male, ti porti appresso qualche giorno e quindi è, a mio parere, un gran bel film. Per ultimo una curiosità. In molti siti viene data Nancy come nascosta nel cortile di Mario. Non mi sembra vero: si nasconde nel cortile di casa sua.

E’ un nove con qualche riserva, ma arrotondo per eccesso.

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