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La donna che canta

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su La donna che canta

di supadany
10 stelle

Film che merita fiumi d’inchiostro e per quanto se ne possa parlare c’è sicuramente sempre qualcosa in più da dire e su cui pensare, una gemma preziosa che collega passato e presente (futuro), occidente ed oriente, riflessioni universali ad altre più legate al cosmo del proprio essere umano.

I gemelli Jeanne (Melissa Desormeaux Poulin) e Simon (Maxim Gaudette), dopo la morte della madre Nawal (Lubna Azabal), si trovano di fronte alla richiesta della defunta di ricercare il padre che credevano morto e un fratello del quale non conoscevano nemmeno l’esistenza per chiudere il suo percorso.

Simon non ne vuole sapere nulla, mentre la sorella Jeanne parte subito con convinzione (e vogli di “scoprirsi” e scoprire) per il Medio Oriente e tra le reticenze dei più ricostruisce passo dopo passo la storia della madre e di se stessa.

Ma per arrivare in fondo alle sue ricerche le servirà anche l’aiuto del fratello che si convincerà a raggiungerla per arrivare definitivamente alla (incredibile) verità.

Opera densa, pregna, in continua apertura e che arriva anche ad una chiusura struggente (ed altissima) dopo un percorso segnato da capitoli che passo dopo passo (si) danno significati sempre più completi attribuendo alla memoria (quella dei personaggi, ma anche dello spettatore stesso) ed alla ricerca delle proprie origini un valore determinante tra le pieghe e le diramazioni del destino (ed il miracolo della vita stessa).

La sceneggiatura è estremamente accorta (ispirata ad una piece teatrale, per quanto la trasposizione al cinema sia tutto fuorchè statica, sostituendo le parole con le immagini), ma anche ricca di passaggi e di accavallamenti tra presente e passato, di nuove (vecchie) scoperte che si assemblano come il migliore dei puzzle.

Scene madri fortissime (vedasi la parte del pulmino con Nawal che viene assaltato), attenzione ai dettagli (per esempio il viaggio parallelo sullo stesso percorso in tempi diversi di madre e figlia) ed ai simboli (la collanina con la croce di Nawal che più volte fa capolino), una costruzione complessiva che riesce a guardarsi indietro e a porre al contempo uno sguardo più universale (la memoria che non si cancella, tanto che dopo tanti anni il nome di Nawal è ostracizzato da alcuni, mentre “la donna che canta” è un simbolo fondamentale per altri) ricco di significati.

Ed il finale, nel suo chiudere il cerchio della storia (e della vita), è il punto di non ritorno che si segue col fiato sospeso lasciando intuire allo spettatore i fatti un attimo prima dei suoi personaggi, facendoli sentire ancor di più “nostri”.

Dunque il film di Denis Villeneuve è un’autentica scoperta, un mix di tensione e (soprattutto) pathos, il tutto eseguito con estrema cura (ottima anche la scelta della canzone guida “You and whose army” dei Radiohead) ed un percorso netto ed a ampio raggio capace di arricchirsi senza tentennamenti.

Sconvolgente e bellissimo, praticamente indimenticabile.
VOTO : 9/10.

Su Denis Villeneuve

Gestisce ottimamente la materia narrativa, elabora immagini che colpiscono nel profondo e trova un'alchimia tra personaggi, storia e valori che convince su tutta la linea.
Autore da tenere in alta considerazione per il futuro.
Rivelazione.

Su Lubna Azabal

Interpretazione accorta, ma anche intensa tanto da non lasciare nulla di intentato risultando pregevole in parecchie situazioni.
Determinazione e sentimento a josa.

Su Mélissa Désormeaux-Poulin

Nei panni di una giovane donna determinata ad andare a fondo di un intreccio che si rivela col tempo sempre più intricato.
Molto interessante.

Su Maxim Gaudette

Ruolo meno determinante rispetto a quello delle due donne, che sono la chiave di volta della vicenda, ma anche lui ha le occasioni per non passare inosservato.
E ci riesce anche grazie ad un carattere deciso che manifesta apertamente in più circostanze.

Su Rémy Girard

Ruolo di secondo piano, ma delineato con cura e con discreta presenza scenica.
Presente.

Su Abdelghafour Elaaziz

Compare in alcune scene chiave offrendo il suo contributo con convinzione.
Discreto.

Su Allen Altman

Sufficiente.

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