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La bellezza del somaro

Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film

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will kane

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La recensione su La bellezza del somaro

di will kane
6 stelle

Sei anni dopo il grande successo di "Non ti muovere",Sergio Castellitto si rimette dietro la macchina da presa, coadiuvato ancora dalla moglie Margaret Mazzantini,che ha scritto la sceneggiatura come per il film precedente. Questa volta il registro è quello di una commedia satirica su un nucleo di borghesia radical-chic riunita in una casa di campagna, a mò di alcuni dei film più riusciti di Scola,e sulla falsariga di "Io ballo da sola",ma in chiave molto più ironica:bizzarro film delle feste natalizie,dalle premesse interessanti, ma dallo svolgimento infine non felicissimo. C'è la figlia intelligente ma viziatissima della coppia Castellitto-Morante,lui professionista ben avviato,lei psicologa per la ASL,con l'abitudine di portarsi anche il lavoro a casa,la quale si porta un misterioso fidanzato al week-end con genitori ed amici,salvo rivelare che è un uomo molto più anziano;ci sono l'uomo d'affari che si confessa "vecchio comunista venduto al mercato",la preside di scuola che si proclama moderna ed in trincea ma è soggetta ad isteria,la giornalista tagliente ma che non sa stare con il prossimo,e via enumerando. Ad una prima parte tutto sommato briosa,che presenta i personaggi e gli incastri tra loro, ne segue una seconda che si avvita lentamente su se stessa,denunciando stanchezza d'ispirazione e alla lunga un umorismo blando e poco graffiante. Fa specie che,nonostante lo abbia scritto una donna,ci siano perlomeno tre caratteri femminili introdotti a forza e di poco peso narrativo,tutto sommato,e che ogni personaggio sia anche troppo caratterizzato,vedi quello di Imparato con l'auricolare indossato fisso, o quello della Bobulova con il biberon sempre con sè. Sergio Castellitto autoindulge anche troppo,regalando una performance gigiona,che stucca e non convince:di per sè passabile,"La bellezza del somaro" è difficile da prendere sul serio come onesta presa in giro,ma anche come lettura dei tempi e di come la sinistra assomigli sempre meno a se stessa.

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