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Vallanzasca. Gli angeli del male

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vallanzasca. Gli angeli del male

di hallorann
8 stelle

Sbruffone, carismatico, provocatorio, spietato e crudele. Così appare Renato Vallanzasca, il bandito della Comasina che negli anni settanta e ottanta riempì le cronache con le sue rapine, gli omicidi e le clamorose evasioni. Dai ricordi d’infanzia in cui perse il fratello maggiore alla nascita della banda, la prima compagna Consuelo con la quale ebbe l’unico figlio, la reclusione in carcere e la prima fuga. Il rinnovamento della banda, le rapine sempre più ambiziose e sanguinarie, gli scontri a fuoco con le forze dell’ordine, le follie e i deliri tossici dell’amico d’infanzia Enzo (unico personaggio inventato), l’iniziale adorazione per il boss della mala milanese Francis Turatello che sfocia in sfida e rivalità. La perdita di alcuni uomini chiave, la cattura a Roma e il celeberrimo arresto-intervista in cui venne consacrato dai media star della malavita, uomo-copertina e idolo delle donne. La permanenza in carcere segnata dall’amicizia con Turatello e dalle vendette personali fino all’ultima fuga e cattura del 1987. Michele Placido con VALLANZASCA… analizza il fascino ambiguo del male o come dice il protagonista “il lato oscuro un po’ pronunciato”, ispirandosi alla vera biografia del bandito dagli occhi azzurri. L’attore regista ne trae una lettura svelta, efficace che solo nella parte finale andava alleggerita perché sfiora la pericolosa fascinazione e il narcisismo irritante. Per il resto le polemiche fatte al Festival di Venezia 2010 da un partito becero e xenofobo come la Lega sono state (come sempre) fuori luogo. Placido convince in diversi frangenti: nella descrizione di Turatello, del suo braccio destro catanese (Epaminonda) che gli fece le scarpe e il ferocissimo assassinio da parte dei Cutoliani nel carcere nuorese di Bad‘e Carros; il bel Renè creato dai giornali e dalla Tv; la sublime scena madre tra Renato e Enzo in carcere e l’interpretazione super di Kim Rossi Stuart. Già Kim Rossi Stuart. Anche prezioso co-sceneggiatore con Placido e Antonio Leotti, egli fa un’entrata in scena spettacolare e per tutto il film non imita Vallanzasca (nonostante il perfetto accento milanese) ma ne interpreta la spavalderia e il già citato lato oscuro unito all’immagine di angelo ammaliatore e diabolico. Nel cast inoltre spiccano uno strepitoso Filippo Timi (un nuovo Volontè con gli occhi di Carmelo Bene), Francesco Scianna e un’intrigante Valeria Solarino. Anonima Paz Vega nei panni di Antonella. In ruoli minori si segnalano Gerardo Amato (fratello del regista) e Luciano Curreli. Ottima la fotografia di Arnaldo Catinari e sorprendentemente convincenti le musiche dei Negramaro.

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