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Beyond

Regia di Pernilla August vedi scheda film

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La recensione su Beyond

di Kurtisonic
6 stelle

Beyond è teso a descrivere la ricrescita e l'esplosione emotiva di una donna, Leena, vissuta fra sensi di colpa, rimorsi, e ritorsioni affettive provenienti dal suo nucleo familiare d'origine con genitori alcolizzati e violenti. Il film tesse con gradualità la costruzione interiore di ciò che Leena, costretta da bambina a responsabilità da adulta, non ha espresso durante la sua crescita, soffocata dall'ambiente disastrato in cui è vissuta. La regia di Pernilla August, discepola di Bergman, ce la mostra aperta, gioviale, tenera col marito e con le due piccole figlie, fino a quando una telefonata della madre morente da un letto di ospedale riporterà indietro il suo tempo interiore più nascosto e più vero. Girato quasi interamente in interni con poca luce, secondo gli standards del cinema europeo più ricercato, con camera a mano, inquadrature ravvicinatissime o tagliate, sequenze prive di cornice e movimenti liberi della mdp, mettendo sempre i protagonisti al centro della vicenda. Le interpretazioni di Noomi Rapace, nella parte di Leena, e di Outi Maempaa, in quella della madre, sono le più convincenti anche se il film denuncia alcuni punti deboli. La storia è prevedibile già dall'inizio, puzza di tragedia e non suscita nessun tipo di sorpresa, i risvolti della vicenda restano del tutto allineati alle aspettative degli spettatori, dunque oltre allo sviluppo emotivo interiore di Leena il film non offre nessun tipo di apertura verso altri spazi. Sarebbe stato più completo e interessante se il percorso di rimozione e di autocoscienza della donna si fosse misurato con altri aspetti della sua vita, con un mecanismo da scatole cinesi che avrebbero potuto innescare un continuo rendiconto interiore e relativa messa in crisi della sua trasformazione, ma la sceneggiatura ha previsto un arco temporale ristretto, ampliato solo da flashback dell'infanzia.Tutto sarà appena accennato con qualche sfuriata con la sua nuova famiglia dove però la presenza-assistenza del marito e delle figlie si manifesteranno come  poco di più di una comparsata. Per contro, pur risultando un personaggio compresso in sè stessa e bisognosa di comprensione, Leena resta al riparo da uno sguardo parziale dello spettatore, che non riesce a calarsi dentro una partecipazione emotiva, frenato dall'atteggiamento interrogativo e inibito verso la madre. Tutto ciò lascia un'estrema libertà di giudizio,  il pubblico assiste alla costruzione del dramma senza parteciparvi come nella migliore tradizione del cinema nord europeo, diviso fra la freddezza espressiva della forma e un materiale umano incandescente, cosciente di essere beyond, al di là dello schermo.  

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