Regia di John Carpenter vedi scheda film
Una ragazza si ritrova rinschiusa in manicomio, ma non sa come ci è arrivata. E' un luogo maledetto, dove si susseguono strane morti violente. I misteri che dovrà risolvere saranno tanti (e forse troppi).
Tecnicamente, secondo me, non ha niente di meno dei migliori film di Carpenter, come pure nei meccanismi che il regista costruisce per produrre la tensione. Ci sono interessanti movimenti di macchina nei corridoi del manicomio, un montaggio opportuno, e inquadrature che aumentano la suspense. La trama è interessante per quasi tutto il film, ma secondo me la spiegazione finale è cervellotica e rovina in parte la pellicola e il suo senso. Oltre a ciò, la trovo inverosimile.
Quanto all'ambientazione in manicomio, direi che è riuscita, e che ricalca un ritornello che si trova in molti film, e che a volte può essere vero: in quei luoghi è facile entrare ma è difficile uscire; chi è sano viene "malato" dai medici e dall'ambiente, mentre chi è malato non guarische mai, o almeno non viene dichiarato guarito neanche quando lo è.
Carpenter è diventato con gli anni sempre più sanguinario e truculento; soprattutto, il regista sembra ossessionato dall'autolesionismo, più che dalle ferite inferte da un altro. Qui siamo - per quello che mi riguarda - nella soglia della sopportabilità, anche se una scena è francamente eccessiva, cioè la ragazza che si taglia la gola da sola. Anche la scena dell'elettroshock non scherza. Io preferivo il Carpenter prima maniera, dove certe cose restavano fuori campo, o dove a fare impressione erano mostri non umani. Del resto, la scena che mi ha fatto più paura e che trovo più riuscita in questo "The ward" è quella all'obitorio, quando si vede che qualcuno tenta di aprire la portella del loculo dall'interno. Cioè, il terrore io lo trovo più efficace quando l'oggetto o la persona che spaventa non si vede, o si intravvede solo.
In generale, è un film ben girato, teso, che lascia un po' a desiderare a causa di un finale sbagliato.
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