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Rango

Regia di Gore Verbinski vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Rango

di Enrique
7 stelle

Un manipolo di irriverenti mariachi menestrelli (dei gufi, d’altronde) canta le gesta di una misteriosa, funambolica creatura (la quale, nell’iconografia del wild wild west è, nondimeno, destinata a ritagliarsi uno spazio tutto suo, anche se, forse, un po’ troppo di nicchia): un po’ Ringo (e, a volte, “rinco”); un po’ Django (ma mai Rambo), la domanda da 100 milioni è; chi sarà mai “Rango”?
Identità. Mai oggetto più misterioso per un… camaleonte!


Eppure un camaleonte sui generis, in quanto affetto da una tipologia inconsueta di mimetismo: anziché nascondersi, scalpita per farsi notare (davidestanzione).
Ma il suo millantare doti immaginarie (benchè non menta mai, è bravissimo ad omettere: bradipo68), per il plauso del pubblico, per salire alla ribalta, non gli renderà la vita meno facile. I prodromi del successo (non quello effimero che segue le illusioni delle recitazioni più persuasive) sprofondano assai facilmente nell’abisso che divide l’altrui percezione della propria immagine dalla più autentica essenza della medesima.

Ancora una volta un affascinantissimo bestiario antropomorfo (Lady1) si fa allegoria di dinamiche sociali tutte interne alla razza umana e, i più sensibili fra gli esponenti di questa, conquista, grazie ad un chassis di innumerevoli richiami ed allusioni che trascendono tanto gli stilemi, i codici e gli archetipi del western, quanto la stessa dimensione cinematografica. Paradigmatico, al riguardo, il forte richiamo all’elemento naturale più prezioso in assoluto (soprattutto quando il set è il deserto del Mojave!): l’ “acqua” (o “liquidità” che rende meglio la bivalenza): bene primario tanto per (tutti) gli esseri viventi quanto per (i soli) esseri umani (scandoniano).
Rango si dimostra, dunque, un bel film d’animazione "per adulti" (Paul Hackett) perché costruisce siparietti comici grazie ad un umorismo maturo (Paul Hackett), sfoggiando, al contempo, un citazionismo maniacale degno del miglior Tarantino; ergo, si presta ad un’infinità di letture incrociate da parte dei cinefili più accaniti, ma senza mai trascurare il lato prettamente godereccio (supadany).


Certo che - travolto da una sovrabbondanza di stimoli (lao) - l’esperimento non può dirsi del tutto riuscito; risulta pretenzioso nel suo voler al contempo stupire, omaggiare e reinventare; troppo carico di riferimenti per reggersi da solo ed apparire completamente originale; troppo d'élite nel suo linguaggio, non pare adatto al grande pubblico (Fanny Sally); soprattutto il grande pubblico… dei più piccini. Difficile credere che un bambino possa essersi sentito a proprio agio al cospetto del truce “spirito del west” (impersonificato da “uno” nelle cui vene scorre per davvero il west); ed al cospetto di un’opera che porta il crudo western all’italiana “a teatro” (il teatro dell’istrionico primattore Rango). Ma io un bambino non sono più da un pezzo e con il western puro e duro ci sono cresciuto, quindi ben venga un cartoon per i grandi!

http://i191.photobucket.com/albums/z43/sevenarts/cinema/rango3.jpg
Rimane il dubbio di come avrebbe potuto risultare il film ove, da noi, vocalmente interpretato da un doppiatore diverso da quello di Chris Rock/il ciuchino di Shrek ecc…(Nanni Baldini). Nella versione originale, la voce (e non solo quella, vista la tecnica di ripresa impiegata) proviene nientepopodimeno che da Johnny Depp, ovvero l’attore contemporaneo che più di tutti incarna la figura dell’interprete camaleontico e versatile per antonomasia (davidestanzione).

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