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Il cigno nero

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Il cigno nero

di ethan
4 stelle

Al suo quinto lungometraggio Darren Aronofsky, cineasta sempre interessato alle mutazioni subite dal corpo umano, dirige un dramma a tinte forti avente come sfondo il mondo del balletto. Lavorando su una sceneggiatura a dir poco schematica, dove si raccontano i preparativi di una compagnia per l'allestimento de 'Il lago dei cigni', il regista abusa della camera a mano nella prima parte, stando praticamente incollato alla protagonista - quasi come in un film dei Dardenne - e di situazioni mutuate da film dell'orrore di quart'ordine nella seconda, appesantendo il tutto con una colonna sonora a dir poco assordante di Clint Mansell, collaboratore abituale del regista, autore in altri casi molto ispirato ('Requiem for a dream').
A mio avviso però, è nella descrizione dei personaggi il punto più debole del film: tutti i ruoli principali, dalla protagonista al coreografo, alla madre, per arrivare alla rivale per la parte sono stereotipi alquanto banali.
La protagonista - Natalie Portman al limite dell'anoressia, già premiata con Globo d'Oro, Bafta e altri premi minori e, al momento, favorita per l'Oscar - è Nina Sayers, una ballerina dalle indubbie capacità, frenata da problemi caratteriali e da una madre frustata (Barbara Hershey) che proietta su di lei quelli che, sembra intuirsi, sono i suoi fallimenti passati. Nina deve convincere il coreografo sciupaballerine (Vincent Cassel penoso più per il suo copione che per la sua recitazione) a affidarle la parte e lottare con la rivale (Mila Kunis, molto affascinante) che fa di tutto per strappargliela ma soprattutto liberarsi dai fantasmi che la pervadono.
Molto sono le cadute di gusto in cui Aronofsky, a causa di uno stile ridondante, trascina una Portman comunque coraggiosa in un vero e proprio tour de force fisico: una scena di masturbazione che si chiude con la 'visione' della madre oppressiva, un'altra di sesso con la rivale fino a quelle, sadomaso, sul suo corpo martoriato in cui ossa e giunture si rompono, le unghie sono scorticate e la schiena è piena di lividi.
In una piccola parte Winona Ryder, ridotta ad uno scheletro, anch'essa 'vittima' scaricata dal suo maestro.
Come tutte le altre opere di questo controverso autore, anche questa ha diviso completamente sia la critica sia il pubblico in sala fra entusiasti e detrattori: al momento faccio parte del secondo gruppo.
Voto: 4.

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