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Machete

Regia di Ethan Maniquis, Robert Rodriguez vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Machete

di Enrique
6 stelle

Machete! Ovvero la rivincita del brutto e cattivo (willardwaldo).
Dopo anni di partecipazioni in ruoli minori (carismatici, ma pur sempre da caratterista), all’eterno comprimario.D.Trejo viene cucito addosso un abito su misura (travis83). Viene per lui appositamente realizzato una sorta di “Base magica” di P.Manzoni; quel piedistallo che elevava ad opera d’arte (del film) il prescelto (protagonista). Machete è, infatti, proprio lui, D.Trejo, in un ruolo che, in fondo (pur senza saperlo), ha sempre interpretato (dai tempi di Desperado in poi) e quindi R.Rodriguez non ha dovuto fare altro che rimuovere il marmo in eccesso dalla sua opera d’arte già scolpita (ma intrappolata, per l’appunto) nel marmo della storia (cinematografica), al tempo stesso attorniando (dopo aver letteralmente saccheggiato la Hall of Fame di Hollywood dei suoi più luccicanti trofei, benché alcuni risultassero un po’ “impolverati” e “ammaccati”), il suo pupillo (lo aveva già diretto ben 7 volte prima di Machete) di un cast degno del più roboante film d’azione. Ma Machete (personaggio) rimane il nerboruto asse gravitazionale cui attorno ruota Machete (film), quale sinonimo di uno scoppiettante cinema pulp-trash (supadany): pruriginoso (ma vedere l’allora 66enne D.Trejo che “duetta” con le splendide donzelle arruolate nel film - anche due alla volta!! - è davvero troppo imbarazzante) e dissacrante (la chiave di lettura non può che essere di tipo “demenzial-irrisoria”: will kane), ricco di sottotesti politici caricaturali (bradipo 68) - ergo satirici (e, proprio per questo, ancora più smaccatamente irriverenti) -, eccessivo, sopra le righe (le scene “stracult”, politicamente scorrettissime, non si possono contare sulle dita di mani e piedi)… in una parola: divertentissimo.
Tuttavia, se la parola d’ordine del film era la “sconcezza” in tutte le sue forme (da trasformare in un nuovo canone artistico), non si può negare che - proprio essa adottando quale metro di giudizio - alla lunga il “patinato giocattolone” (è stato assai facile scrostare l’intonaco da B-movie, per rivelarne la vera natura di film di “serie A”: ROTOTOM) messo in piedi da Rodriguez mostri la corda: si bramava sanguinolenta violenza come nella migliore tradizione del cinema splatter (questo era quanto meno ciò che si aspettava chi aveva deciso di vedere il film dopo aver apprezzato il finto trailer inglobato nel film Grindhouse-Planet Terror), eppur tuttavia verso la fine del film il tributo di sangue pagato appare così salato da suscitare nient’altro che un annoiato disgusto (ma la penultima scena - in cui Rodriguez rivisita, a modo suo, la dantesca regola del contrappasso - stenta a farsi dimenticare in fretta).
Comunque, certamente un buon film per una serata di puro svago cinematografico. Ma che il sacchetto del vomito sia a portata di mano. Non si sa mai quali reazioni metaboliche possa scatenare la visione.

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