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Cyrus

Regia di Mark Duplass, Jay Duplass vedi scheda film

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La recensione su Cyrus

di FilmTv Rivista
8 stelle

Jay e Mark Duplass sono i campioni del cosiddetto mumblecore, ossia il cinema a budget zero o poco più fatto di relazioni, tante chiacchiere spesso improvvisate e protagonisti 20/30enni senza direzione. Insomma roba da Sundance, come la loro opera prima The Puffy Chair (da noi inedito) su una coppia che scoppia mentre va a prendersi una poltrona. Il successivo Baghead (anch’esso inedito) aggiungeva elementi metacinematografici, raccontando del ritiro di due autori di cinema e delle loro compagne per scrivere un copione, con un’inattesa parentesi da slasher movie. Il relativo successo critico li ha portati a una produzione dei fratelli Scott per la Fox, con attori affermati ma senza abbandonare il piglio indie, che si concretizza in piccole storie d’insolita quotidianità, protagonisti un po’ loser e dialoghi a tratti rugginosi, come nella vita di tutti i giorni. Cyrus, film d’apertura del Festival di Locarno 2010, mette in scena il superamento del divorzio da parte di John, grazie all’interes­samento romantico di Molly. Questa è una piacevole 40enne non priva di problemi che si tiene in casa il figlio, Cyrus appunto, 25enne (per gli standard Usa un bamboccione) con il quale ha un rapporto d’interdipendenza a tratti quasi morboso. In un film dove il pregio principale della regia è la discrezione, molto dipende dagli attori e in questo senso le cose funzionano bene, da John C. Reilly protagonista un po’ ingenuamente entusiasta e un po’ machiavellico, alla sempre radiosa Catherine Keener, alla bella e brava Marisa Tomei, gentile ma incapace di scegliere. La vera sorpresa è però Jonah Hill, rotondo comico fattosi notare soprattutto in Suxbad. Tre menti sopra il pelo che qui incarna una personalità scissa, gentile e minacciosa, ossessiva e remissiva, tonta e ingegnosa, a tratti sorridente a tratti con lo sguardo svuotato che porta sempre sullo schermo una vena d’inquie­tudine. Ciò nonostante Cyrus rimane un piccolo film, peculiare e pregevole nella sua appartenenza a un filone da noi poco esplorato ma pur sempre dal respiro corto.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 50 del 2010

Autore: Andrea Fornasiero

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