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Piranha

Regia di Alexandre Aja vedi scheda film

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La recensione su Piranha

di supadany
7 stelle

Alexandre Aja non è certo un regista che lavora di fino e con un film di questa tipologia può sfoderare ogni sorta di eccesso (splatter e voyeuristico in primis, poi anche narrativo) possibile ed immaginabile.

Nell’ambito di un’operazione così, che si può amare o detestare in egual maniera senza generare problemi (si tratta per lo più di approccio che può essere positivo o negativo), tutto è, più o meno, consentito, ma forse qualche eccesso, o libertà, di meno (soprattutto nella trama) non avrebbe fatto male al risultato finale.

Sul lago Vittoria una valanga di giovani incontrollabili sta festeggiando lo “Spring Break”, quando un terremoto apre uno squarcio sul fondo del lago liberando delle creature simil pirahna, ma molto più voraci.

Avranno carne per i loro denti, tra uno sceriffo (Elizabeth Shue) impegnato a salvare la sua famiglia, produttori di film porno avventati (Jerry O’Connell) ed una marea di giovani poco accorti.

 

 

Corpi nudi in bella vista e sangue a pioggia sono i due elementi visivi maggiormente presenti in questo film che spinge all’eccesso il classico gioco al massacro degli sventurati, in questa congiuntura tanti, giovani del caso.

Quello che comunque ho trovato maggiormente gradevole è ritrovare, e quindi omaggiare, attori/personaggi passati da anni (più o meno) nel dimenticatoio con ruoli assolutamente pertinenti.

Così all’inizio Richard Dreyfuss si trova a pescare nel posto sbagliato e nel momento meno indicato (“Lo squalo”), Christopher Lloyd non può che essere esperto di cose che provengono da un’altra era (“Ritorno al futuro”) ed “Il mio amico ultraman” (Jerry O’Connell) non può che essere cresciuto male dopo i successi del passato (la sua esclamazione subacquea quando sta per essere attaccato è il massimo del “godereccio”).

Poi ovvio la storia è quella che è ed il finale, come al solito, non è altro che un richiamo (plausibili meno di zero sia la presunta vittoria sulle “bestiacce” che la rivelazione conclusiva) ad un seguito (peraltro già fatto, ma non arrivato da noi).

Formula quindi logora (seppur rivista con uno sguardo rivolto al passato) quella dei giovani sconsiderati e massacrati, ma sospinta al massimo tenore possibile, alla fine si tratta “solo” di un gioco e come tale va, secondo me, preso ed interpretato.

In questo modo funziona in maniera egregia, con parecchi picchi ed altri passaggi anche sconsiderati, per un risultato globalmente piacevole che coniuga passato e presente con stile invasivo del tipo “prendere o lasciare”.

Nel dubbio mi metto a metà strada, tra estremo godimento e zero raziocinio. 

 

Alexandre Aja

Chiamato ad esagerare può farlo senza ritegno ed in generale avvalora al meglio il contesto ponendo un occhio al passato ed uno al presente.

Poi probabilmente esagera lo stesso troppo, soprattutto laddove (versante narrativo, come sul finale) poteva mitigarsi un attimo senza snaturare troppo l'ego del film.

Elisabeth Shue

Funzionale alla causa, che comunque non la invita a brillare.

Sufficiente.

Adam Scott

Ordinario, ma brilla nel finale che non è per niente convincente (troppo approssimativo e mal introdotto), ma che lo vede comunque protagonista.

Sufficiente.

Dina Meyer

Sufficiente.

Eli Roth

Cameo che ci sta tutto vista la situazione.

Kelly Brook

Graziosa.

Christopher Lloyd

Gustosa scelta del casting.

Amarcord pregiato.

Ving Rhames

Poco sfruttato (d'altronde il film non sollecita più di tanto gli attori), ma il suo contributo lo fornisce.

Richard Dreyfuss

La sua breve presenza è un'altro graditissimo omaggio al cinema di genere.

Jerry O'Connell

Il mio amico Ultraman è cresciuto male, d'altronde i tempi sono mutati seguendo questa infelice linea.

Altra bella scelta del casting, lui non può che farsi guidare sulla retta via.

Azzeccato.

Steven R. McQueen

Oggetto del delirio.

Fa il suo con una certa circospezione.

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