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Buried. Sepolto

Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film

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La recensione su Buried. Sepolto

di Blondie
8 stelle

Cortès, chi era costui? Ryan Reynolds lo conosciamo bene, per lo meno noi femminucce: tipo ti-mostro-i-muscoli in "X-Men: Wolverine" e ti-mostro-muscoli-e-dolcezza nel commercialissimo "The Proposal". C'è che ti domandi come ci sia finito, visto il curriculum, in questa piccola perla tra il dramma e il thriller che dura 90 minuti appena, ma che - per la miseria - ti lascia, letteralmente, senza fiato. E non è  una figura retorica. Paul Conroy (Ryan Reynolds, appunto) si ritrova rinchiuso in una cassa di legno a X metri sotto terra e non sa come ci sia finito e soprattutto chi abbia avuto la non piacevole trovata di assegnarlo a quel luogo angusto. Non aspettatevi di vedere molto di più, o meglio, aspettatevi di non uscirne più. Cosa fareste voi per cavarvi dall'impiccio con a portata di mano solamente uno Zippo e un telefono cellulare che non è il vostro e che per giunta è settato su una lingua straniera di cui non sapete distinguere l'alfabeto? Soluzione: chiedetelo a Rodrigo Cortés. Lui saprà come intrattenervi. Non ci credete? Andate a vedere il film. Inizierete a soffrire di claustrofobia dopo venti minuti, come la sottoscritta. Oppure come il buon Ryan che dopo le riprese del film ha dichiarato di aver sofferto di sintomi post-traumatici a causa delle condizioni di lavoro (graffi sulla schiena, dita bruciacchiate - dallo Zippo ovviamente). Alla faccia dei sindacati. Del resto come biasimarlo? Passare dal letto che divide con la moglie Scarlett (Johansen) a 17 giorni, 12 ore al giorno in una bara di legno, segnerebbe la psiche di chiunque. Riuscirà il nostro eroe a liberarsi dalla situazione sconveniente (e dall'aura di belloccio da filmetti alla Sandra Bullock)? Ai posteri l'ardua sentenza. Io, nel frattempo, aspetto il prossimo lavoro di Cortès per riuscire a capire se davvero ha talento o ha avuto la fortuna di mettere le mani su una sceneggiatura fuori dal comune.

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