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A cena con un cretino

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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La recensione su A cena con un cretino

di scandoniano
6 stelle

Tim è un agente finanziario assetato di promozioni, che prova a far carriera proponendo in una importante riunione col capo uno stratagemma per accaparrarsi un facoltoso cliente svizzero. L’idea è ben accolta, ma per far carriera l’agente dovrà stupire tutti ad una cena annuale in cui, anziché accompagnarsi con la propria compagna, ogni invitato porta con sé un personaggio sui generis, comunemente considerato un cretino. L’occasione per Tim arriva quando investe Banny, tassidermista dei topi, che oltre ad essere una carta vincente sul piano potenziale, è un personaggio de­leterio sul piano reale per Tim, che rischierà di rovinare amore e vita professionale con la sua spontaneità che gli altri vedono come idiozia.

La conclusione del film è come al solito all’insegna del “tutto è bene quel che finisce bene”, ma per evitare la scontatezza di un finale già visto, gli sceneggiatori si inventano quel sopracciglio di Paul Rudd che s’aggrotta e lasciano immaginare la successiva, scontata domanda da parte del protagonista: “Mi libererò mai di lui?”.

Il film è un riadattamento del classico teatrale francese di Francis Veber, già portato al cinema alla fine degli anni ’90 dallo stesso Veber col titolo “La cena dei cretini”. Dunque si tratta dell’ennesimo riciclo di un’idea (vincente e che dunque funziona), un altro capitolo del cannibalismo cinematografico a cui sempre più spesso si assiste negli ultimi tempi a causa di cali di ispirazione degli sceneggiatori o paura di investimenti al buio da parte dei produttori. Senza fare il confronto tra quale dei due prodotti sia il migliore, rimane il fatto che rispetto ad altri “cloni autorizzati”, almeno questo film ha la compiacenza di calare la storia francese nella nuova realtà, adattando tutto quanto sia adattabile alle location e alle situazioni americane (in “Benvenuti al Sud”, altra storia francese adattata, gli sceneggiatori non si sono nemmeno sforzati di usarci  questa cortesia).

Il personaggio di Barry (interpretato da Steve Carell, il nuovo Jim Carrey dopo che quest’ultimo si è dedicato ad un altro genere di cinema) è a metà tra un idiota completo ed un “semplificatore della realtà”, tra uno dei due protagonisti di “Scemo e più scemo” e il Forrest Gump dell’omonimo film, sempre in bilico tra incoscienza e sregolatezza incompresa; come sempre in questi casi, è l’idiota, o presunto tale, a riportare tutti sulla terra ferma, con la sua straordinaria capacità di essere vero e scevro da qualsiasi meccanismo sociale negativo. Da questo punto di vista il film è prevedibile, per il resto ci sono degli spunti che ne giustificano una visione.

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