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Il barone rosso

Regia di Nikolai Müllerschön vedi scheda film

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La recensione su Il barone rosso

di Mr Rossi
6 stelle

Film di guerra aerea sul famoso asso degli assi tedeschi della prima guerra mondiale, di recente e costosa produzione anglo-tedesca, molto curato nella ricostruzione storica. Anche l' infallibile "Barone Rosso" aveva dei sentimenti e una vita privata ma a parte questo aspetto insolito non c'è molto da segnalare nei cieli del fronte occidentale.

 

   

Durante la prima guerra mondiale, sul fronte occidentale il giovane pilota da caccia tedesco Manfred Von Richtofen meglio conosciuto come “Il Barone Rosso” per via delle sue nobili origini e del colore del suo aereo, diventa il più decorato asso dell’ aviazione militare con il più alto numero di aerei nemici abbattuti. Dopo essere stato ferito in combattimento conosce una bella infermiera e presto i due si innamorano mantenendo una relazione stabile. La sua esperienza sentimentale con quella donna di animo pacifista lo farà riflettere sul fatto di essere stato strumentalizzato dalla propaganda. Cadrà anche lui nella primavera del 1918 pare colpito a morte da un pilota canadese da lui abbattuto e soccorso pochi mesi prima.

 

Costoso film tedesco di recente coproduzione inglese, che a differenza del vecchio e meno costoso film americano del 1971 di Roger Corman cerca di mostrare di più il lato umano del mitico personaggio protagonista, senza il già visto repertorio di duelli aerei continui, tralasciando in parte quanto già scritto sui libri di storia dell’ aviazione, tra i quali molti dedicati a quel personaggio, scritti a cura di storici americani, inglesi e tedeschi, anche di recente pubblicazione. Sui suoi camerati e nemici caduti o sopravvissuti si sa molto meno e la maggior parte di loro è stata presto dimenticata da tutti ma lui è diventato un personaggio mitico e iconico del primo conflitto mondiale. Addirittura molto tempo dopo la sua morte in combattimento, quel nobile pilota tedesco del primo conflitto mondiale fu rappresentato o citato in molti libri illustrati e in noti fumetti di altro genere, come quelli americani di Charlie Brown con il suo buffo cagnolino Snoopy, che per combattere la noia si immagina di duellare in cielo contro il "Barone Rosso",  pilotando la sua cuccia con tanto di occhialoni, cuffia e sciarpa addosso. Manfred Von Richtofen comparve come personaggio disegnato e colorato anche in un episodio del celebre fumetto italiano d' avventura "Corto Maltese" di Hugo Pratt.

 

Oltre ad altri fumetti meno noti e numerosi videogiochi di guerra aerea, il "Barone Rosso" è comparso in alcuni vecchi cartoni animati, per esempio come falso fantasma volante in un episodio di "Scooby Doo" e al cinema sottoforma di diabolico pupazzetto simile a quello vero che pilota un aereomodello volante, replica del famoso triplano rosso, nella sconosciuta fantasy-comedy americana del 1994 intitolata "The revenge of the Red Baron" ("La vendetta del Barone Rosso") con l' allora giovane esordiente Tobey Maguire e il vecchio attore già premiato con due Oscar Mickey Rooney, un filmetto trash per bambini americani, mai distribuito in Italia, prodotto da Roger Corman, lo stesso regista del vecchio film del 1971 sul celebre pilota da guerra tedesco. E' stato anche il soggetto di alcuni spot pubblicitari e di alcune canzoni in inglese più o meno serie, tra le quali una tratta dai citati fumetti con Charlie Brown e Snoopy tradotta in italiano e cantata da Giorgio Gaber e ha dato il nome ad alcuni complessi musicali. A parte gli aereomodelli statici e volanti, numerosi furono i gadgets di vario genere con il suo nome e addirittura la sua immagine: Il soprannome in inglese venne adottato da alcune marche straniere, compresa una catena americana di pizzerie avente come simbolo il volto di un pilota con i baffi, più simile a quello dell' attore televisivo Tom Selleck, noto per il personaggio di "Magnum PI". Al pessimo gusto degli americani non c'è mai fine.

 

Forse i maniaci più esigenti dei wargames sparatutto storceranno il naso ma gli appassionati di aerei e modellismo anche vedendo questo film saranno soddisfatti. Ottima la scelta dell’ attore protagonista, fisicamente molto simile all’ originale anche se quello vero era solo più basso di statura. Poco risalto è dato, anche se mostrati spesso, agli aerei da caccia colorati con le proprie particolari insegne personali e alle più alte decorazioni dei piloti tedeschi come la celebre "Croce Azzurra". Ovviamente, rispetto ad altri film più datati, grazie anche alla grafica digitale il tutto è rappresentato meglio a cominciare dagli aerei in combattimento, dalle uniformi e dalle scenografie ma il film di Nikolai Mullerschon ignora certi personaggi importanti come l’ asso Oswald Boelcke, il maestro di volo e caro amico di Manfred Von Richtofen presente nel film americano così come il progettista e fabbricante di aerei da guerra Anthony Fokker, presente solo in una breve scena, per concentrarsi su dei personaggi immaginari come l’ infermiera pacifista Kate Osterdorf e il pilota ebreo Friedrich Sternberg, una figura fittizia di caro amico caduto che in un film tedesco di recente produzione ambientato nella prima guerra mondiale sembra una forzatura imposta per non attirare le simpatie dei neonazisti. Ci sono molte didascalie che collocano e datano le scene ma bisogna considerare che oggi certe vecchie storie di guerra ormai le conoscono in pochi, specialmente se riguardano un eroe di guerra straniero finito da molto tempo solo sui libri di storia insieme a tanti altri oggi più dimenticati di lui.

 

Pare che in Germania "Der Rote Baron" di Mullerschon non ha riscosso un gran successo di critica e pubblico, quest' ultimo più incline a vedere delle spensierate commedie sentimentali all' americana e dei polizieschi di ambientazione nazionale. Molto severe le critiche tedesche al film e all' attore protagonista Matthias Schweighofer, secondo i cinecritici suoi connazionali più simile come comportamento al pilota tedesco di Formula Uno Micheal Schumacher impegnato anima e corpo in continue gare di volo e in certi momenti addirittura un colto playboy dagli ambigui quanto strani sentimenti vagamente anarcoidi e pacifisti che non all' asso degli assi tedeschi del primo conflitto mondiale. Sarà perchè in una scena con l'asso degli assi tedeschi e l' amata infermiera che discutono, essi arrivano a citare addirittura Dante e Oscar Wilde. In realtà Manfred Von Richtofen era un appassionato di equitazione e di caccia alla selvaggina locale. Quando studiava all' accademia militare eccelleva sopratutto nella ginnastica e nel tiro a segno. Probabilmente i film di guerra tedeschi che esaltano degli eroi nazionali del secolo scorso sono molto rari a vedersi perchè temono ancora di fomentare quel vetusto e nefasto patriottismo guerrafondaio di una volta che oggi interessa veramente a pochi esaltati di estrema destra. A differenza di Hitler, la cui immagine è addirittura proibita sulle copertine dei libri di storia tedeschi, il nome del Barone Rosso figura tra quelli degli eroi nazionali a cui intitolare alla memoria delle strade e dei reparti dell' aviazione militare. Per essere un film tedesco, doppiato anche in inglese oltre che in italiano, avrà avuto comunque un discreto successo di pubblico, dato che è stato distribuito anche all' estero, anche se probabilmente è stato più visto in Austria, dove è stato premiato due volte.

 

  Tra i personaggi secondari veramente esistiti figurano nel film il fratello e il cugino del Barone Rosso Lothar e Wolfram Von Richtofen, gli assi tedeschi Werner Voss, Kurt Wolff e Hermann Goering e il pilota canadese Roy Brown, come si vedono i personaggi del Kaiser Guglielmo II° e dei generali dell' esercito tedesco Hindemburg, Von Hoeppner e Lunderdoff in scene più brevi. Il pilota canadese nemico è in questo film rappresentato come un degno avversario calmo e distinto e non come il cinico spaccone del vecchio film di Corman, così come il personaggio del futuro gerarca nazista Goering è molto marginale e poco definito, praticamente una comparsa. Il cast è composto da giovani e vecchi attori inglesi e tedeschi sconosciuti al pubblico italiano ed europeo a parte qualcuno che ha interpretato anche dei film distribuiti all' estero come Joseph Fiennes, fratello del più noto Ralph e Til Schweiger, uno dei protagonisti di "Bastardi senza gloria" di Tarantino.

 

Poco credibile sembra l’ evoluzione della mentalità del Barone Rosso, da intrepido cacciatore di trofei di guerra e vittorie aeree a disilluso eroe rassegnato alla sconfitta e animato solo da uno spirito cavalleresco e cameratesco con i suoi pochi uomini a lui rimasti, che in una guerra mondiale con centinaia di migliaia di vittime e combattuta con armi moderne come gli aeroplani, era ormai fuori moda. "Siamo degli sportivi, non dei macellai!" dichiara il comandante davanti ai suoi piloti. All' inizio sembra più spietato di lui il meno infallibile fratello Lothar, che arriva a litigare con il fratello maggiore per aver mitragliato troppo un aereo nemico, esclamando una frase da guerra del Vietnam ("Questa è una fottuta guerra!"). Sul vivace e molto visibile colore da lui scelto per il suo aereo da caccia "il Barone Rosso" risponde seccato: "Non li voglio sorprendere, li voglio spaventare". Se indubbiamente Manfred Von Richtofen e i suoi colleghi avevano degli ideali cavallereschi è altrettanto vero che erano anche degli spietati killer dell’ aria che facevano a gara fra di loro per abbattere più aerei nemici possibili, compresi anche i più lenti bombardieri e ricognitori biposto, così come facevano i loro nemici francesi e angloamericani. Tipi di aereoplani che compaiono in varie scene d' azione, compresa quella, poco credibile in quella vecchia guerra priva di mezzi sofisticati, di un combattimento notturno tra i caccia tedeschi e i più grandi bombardieri bimotore inglesi.

 

Anche la storia d’ amore fra il Barone Rosso e l’ infermiera Kate è alquanto improbabile, dato che quell’ eroe di guerra tedesco poco più che ventenne non frequentava degli ambienti popolari nettamente inferiori al suo elevato rango sociale di ricco nobile di campagna ne tantomeno quell' infermiera che lo ha curato. Si diceva che fosse stato l’ amante della figlia dell’ imperatore tedesco e pare che con quella infermiera si limitò solo a posare con lei per una foto di propaganda. Forse era più probabile che verso la fine della guerra Manfred Von Richtofen fosse depresso per l’ aver visto tanti camerati cadere giù, magari nel tentativo di imitarlo, un aspetto mostrato in una breve scena del film. Assente la rappresentazione della morte in combattimento del Barone Rosso, appena suggerita nelle scene finali dove si vedono l' amata Kate l' ex nemico Roy Brown davanti alla sua tomba. I titoli di testa illustrano i personaggi principali del film con delle brevi didascalie. Pur essendo seria e rigorosa come i molti libri su quel celebre personaggio, anche questa versione cinematografica più recente aggiunge poco a quanto sapevano già gli appassionati di storia militare e dell’ aviazione, compresi i modellisti, anche se un film di guerra non deve essere per forza un documentario storico. Belle e giustamente maestose e tristi le musiche di sottofondo di Stefan Hansen e Dick Reichardt . 

 

   La filmografia sugli assi dell’ aviazione tedeschi e alleati nel primo conflitto mondiale è stata fino ad oggi molto scarsa. A parte questo film del 2008 e il citato film di Corman del 1971 sul Barone Rosso, il primo fu il kolossal americano del 1966 intitolato “La caduta delle aquile” di John Guillermin, con protagonista George Peppard nel ruolo di un ufficiale pilota tedesco che vuole meritarsi a tutti i costi, anche a rischio della sua vita e di quelle dei suoi compagni di volo, la più prestigiosa decorazione al valor militare, la già citata Pour Le Mèrit, detta anche "Blue Max" o "La Croce Azzurra", quando la guerra mondiale era ormai persa. In questo film compare anche il celebre barone volante ma solo in una breve scena. Sui piloti americani e inglesi esistono solo due titoli noti: Un film inglese del 1975 di Jack Gold con Malcolm Mac Dowell, Cristopher Plummer, Peter Firth e Simon Ward, uscito da noi con un titolo poco originale rispetto agli altri (“La battaglia delle aquile”) e un molto più recente film americano del 2006 di Tony Bill sulle imprese di una squadriglia da caccia francese composta da piloti volontari d' oltreoceano intitolato “Flyboys - Giovani aquile”, un costoso fiasco anche se sicuramente non è rispetto agli altri un film più noioso ma piuttosto movimentato con molte scene di spettacolari e incredibili combattimenti aerei.

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