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Poetry

Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film

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La recensione su Poetry

di pazuzu
10 stelle

Scrivere poesie è costruire un muro solido, è erigere un pilastro nel tuo cuore spezzato.

In una piccola cittadina vicino Seul una ragazza viene trovata morta affogata nel fiume Han: si tratta di Agnes, una quindicenne suicidatasi in seguito ad una serie di abusi sessuali subiti ad opera di sei coetanei. Uno di questi è Jong-wook, un ragazzo perdigiorno e sgarbato che da quando i genitori sono divorziati vive solo con la nonna Mi-ja, una mite signora di 66 anni a cui il mondo sta per crollare addosso: già discretamente scossa nel sapere che i piccoli vuoti di memoria che durante le conversazioni la portano a dimenticare parole comuni non sono semplici amnesie ma un principio di alzheimer, poi letteralmente sconvolta quando, proprio fuori dall'ospedale (dove s'era recata in realtà per una visita di routine), incontra la disperazione ed il dolore della madre della giovane suicida, Mi-ja riceve il colpo di grazia quando viene convocata d'urgenza per un summit con i padri dei cinque ragazzi che, assieme a suo nipote, hanno indotto la sventurata Agnes al gesto estremo.
Messa al corrente dei fatti e constatato l'interesse della scuola a che la notizia non si diffonda, viene informata del piano escogitato per evitare che la giustizia faccia il suo corso: comprare il silenzio della madre (contadina povera ed oltretutto vedova) della vittima per 30 milioni di won complessivi da dividere equamente, 5 a testa. Ma Mi-ja non naviga certo nell'oro: vive con la pensione sociale e arrotonda assistendo il suocero anziano e disabile della fornaia, mentre sua figlia, la madre di Jong-wook, è distante fisicamente ed emotivamente, e il suo rapporto con lei si limita a conversazioni telefoniche saltuarie nelle quali, peraltro, evita rigorosamente di sbottonarsi, tacendo la propria malattia e sorvolando sui terribili gesti compiuti dal ragazzo, il quale, da parte sua, la tratta come una serva, e vivacchia passando intere giornate a sentire musica a tutto volume davanti al pc, oppure a bighellonare in giro con i cinque complici del fattaccio.
Poetry è un film struggente ed intenso che nel proporre un ritratto intimo e delicato della protagonista si getta a capofitto in una critica profonda alla società contemporanea, una società maschilista e violenta in cui la donna è vittima sacrificale e consapevole, una società che ha perso tutto, anche il senso stesso del valore della vita umana, e in cui, di fronte alla tragedia di una ragazza morta suicidia per la vergogna della propria innocenza stuprata, l'unica preoccupazione dei genitori dei suoi adolescenti aguzzini sembra essere quella di metterli al riparo da stampa e polizia, senza interrogarsi sul perché della loro condotta atroce (anzi giustificandola), senza porsi alcun quesito morale, e senza prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di una crisi di coscienza.
Calata suo malgrado in un simile contesto disumanizzante, Mi-ja reagisce a modo suo: abbandona gli incontri in corso d'opera, segnando di fatto la distanza esiziale da quegli individui pavidi con i quali proprio non riesce a rapportarsi da pari a pari, ma giunge ugualmente a forzare i propri comportamenti fino all'umiliazione; di contro, conscia dell'imminente oblio della propria memoria, coglie l'occasione di un corso di poesia per riaffermare sé stessa e per darsi un senso, scegliendo di ricercare nella natura il ponte per la serenità e continuando a vestire coloratissimi e rassicuranti abiti con fantasie floreali, nella speranza di realizzare l'armonia con tutto ciò che di bello vede intorno, e di trovare l'ispirazione per scrivere quegli agognati versi che, forse solo loro, sapranno riappacificarla col pensiero di quell'esistenza sfortunata costretta ad implodere, troppo presto e in solitudine, nel disinteresse generale.
Quinto film di Lee Chang-dong (già autore tra gli altri dei notevoli Peppermint Candy ed Oasis), dominato dalla prova emozionante ed intensa della splendida protagonista Yun Jeong-hie, e vincitore di diversi premi in giro per il mondo (tra cui quello per la miglior sceneggiatura a Cannes 2010), Poetry è un film immenso, capace di affrontare un tema terribile con incomparabile delicatezza e, nel contempo, di dare alla poesia un ruolo fondante senza mai cadere nella retorica e senza chiedere soccorso alla scorciatoia del commento musicale, anzi culminando, in un finale di vertiginosa bellezza, in un lirico e disperato incontro tra parole immagini e rumori d'ambiente.

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