Espandi menu
cerca
La città verrà distrutta all'alba

Regia di Breck Eisner vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La città verrà distrutta all'alba

di mc 5
stelle

Questo film mi ispirava sentimenti ed inclinazioni positive fin dalla prima volta che ne vidi il manifesto da qualche parte. Pregiudizio benevolo che si amplificò con la visione del discreto trailer. A questo punto, visionato il film in sala, nessuna delusione. Quello che esattamente m'aspettavo, un buon horror senza infamia e con parecchie lodi. Nulla di esaltante, ma solo (solo?!) un buon film. A tutti i cinefili il titolo è notissimo, quello di una delle opere più conosciute (anno 1973) del vecchio, caro, immarcescibile George A. Romero. A proposito del quale va rimarcata la sua benedizione di questo remake, del quale egli ha detto in giro tutto il bene possibile. E ci ha creduto talmente tanto da figurarne come produttore esecutivo. Pregio principale dell'opera è probabilmente quello d'aver riproposto un prodotto che rientra nei canoni classici dell'horror americano e, per di più, di un filone ben noto (cittadina di provincia sconvolta da virus radioattivo che genera mutazione mostruosa), ma nonostante tutto diverte lo spettatore e non annoia per niente. Insomma, un buon prodotto medio che funziona sia per lo sgamato seguace del genere, sia per il pischello da popcorn movie. Uno di quegli horror movies in cui non cerchi evidentemente la novità (che non ci può essere) ma in cui cerchi di rivivere atmosfere che conosci, che già sai che ti piacciono. D'altra parte (discorso già affrontato anche troppe volte dal sottoscritto in questa sede) nel genere horror sarebbe vano pretendere parole nuove. Dopo un capolavoro "di frontiera" come "Martyrs ", come può un cineasta spingersi oltre? Come può realizzare qualcosa di ancor più estremo e sconvolgente? Ma prima o poi accadrà anche questo, e per me quello sarà un gran giorno. Ma non si può puntare sempre in alto, e dunque massimo rispetto anche per quegli onesti artigiani (come Breck Eisner) che ripercorrono strade già aperte da altri ma che lo fanno con dignità, dribblando il rischio di banalizzazioni e le trappole di ridondanti deja-vu. Oltretutto, il sottofilone zombie è uno dei pochi, in ambito horror, che ancora si presta a rivisitazioni, specie se compiute con spirito intelligente, meglio ancora se coniugate ad un sottotesto politico. Ma quest'ultima è prerogativa solo di pochi grandi Maestri come, appunto, Romero. Per dire: in Eisner questa "lettura in filigrana" è assente o assai labile. Pazienza, accontentiamoci dell'action e non pretendiamo sempre il massimo. E comunque consoliamoci pensando che esistono altri sottofiloni horror oramai assolutamente impraticabili senza cadere nel ridicolo, tipo le solite case infestate dalle solite insopportabili bambine giapponesi...Ma torniamo ai nostri zombies e al virus che sconvolge la nostra pacifica cittadina del Middle West, una di quelle dove sono tutti onesti agricoltori, tutti vanno a messa la domenica, tutti vanno matti per la locale squadra di baseball, tutti vedono nello sceriffo un amico.
La partenza del film è proprio questa, esattamente come uno s'immagina che sia la cittadina più perfettina del mondo. Ma l'inaspettato fa irruzione sin dalle primissime inquadrature, quando un demente entra (nello stupore incredulo degli astanti) imbracciando un fucile in un campo di gioco dove è in corso una partitella d'allenamento. Per fortuna che sono presenti lo sceriffo e il suo assistente. Lo sceriffo, davvero coraggioso, si avvicina allo svitato (che peraltro appare come in trance) ma, di fronte alle sue mosse (irregolari e non "inquadrabili"), non può far altro che sparargli, facendolo crollare al suolo, freddato. Quelli sono solo i primi minuti del film e la prima tappa di un lungo viaggio nell'incubo. Come si può facilmente intuire quel cadavere appartiene ad un contaminato dal virus. Solo il primo. Ne seguiranno a migliaia in questa tragedia che prende le mosse da uno spunto in cui volendo (ma la cosa è appena sfiorata) si potrebbe leggere una "traccia" politica. Un aereo americano che trasporta materiale tossico destinato ad un non precisato fronte di guerra (mediorientale potremmo supporre) precipita in un corso d'acqua inquinandolo irreversibilmente, ed avvelenando le falde acquifere della zona. Si determina così uno scenario spaventoso, dove ognuno dei residenti potrebbe essere contaminato (con ovvia mutazione genetica che trasforma gli umani in animali affamati e furiosi) e con tutto il corollario che si può intuire, con tanto di campi di contenimento, esercito che presidia e controlla drasticamente chiunque, senza esitare a freddare qualsiasi cosa si muova. In questo sfondo da incubo (ma che gli appassionati del genere conoscono come le proprie tasche) si muovono tra mille ostacoli tre persone in preda all'ansia. Lo sceriffo, la moglie incinta, e l'aiutante dello sceriffo. Più una giovane fanciulla a cui però faranno presto la festa. Clima generale, lo ripeto, assai famigliare a chi frequenta da anni questo filone, ma raccontato dosando con molta abilità la suspense, creando situazioni sempre coinvolgenti a livello di effetto-paura. E sottolineo che, in un ambito così frequentato ed inflazionato, riuscire a generare interesse nello spettatore è impresa quasi titanica. C'è da segnalare una scena particolarmente azzeccata a livello di creatività e di effetto emotivo, una scena di cui tutti i critici hanno sottolineato l'innegabile efficacia: quella che si svolge in un autolavaggio, dove i protagonisti chiusi dentro un'auto, a causa della schiuma sui vetri non riescono a vedere cosa combinano all'esterno gli zombies che stanno duramente assaltando il veicolo. Si tratta di una sequenza breve ma magistrale, già entrata di diritto in ogni ideale enciclopedia del cinema horror, proprio per il modo in cui l'ansia insostenibile dei protagonisti abbraccia senza scampo gli spettatori, i quali non possono far altro che reggersi ai braccioli delle poltrone. Avete presente quei blog, o forum, di cinema in cui vi viene rivolta la rituale domanda "Cosa cambiereste in questo film?". Bene, io avrei la risposta printa. Avrei preferito che il film si fosse dilungato nella sua fase di prologo. E infatti la scena che più ho apprezzato è proprio quella iniziale, col pazzo che irrompe nel campo di gioco col fucile in mano...La tensione che quell'apparizione ha generato in me è di gran lunga superiore alle trite riproposizioni di scenari "ecumenici" con contaminati fuori di testa e poliziotti in assetto di guerra. Insomma avrei scelto di prolungare (almeno mezz'ora) tutta una serie di immagini che potessero far percepire con più suggestione allo spettatore le inquietanti modalità attraverso cui una pacifica comunità rurale precipita gradualmente nella follìa. Interessante poi osservare come Eisner ha "lavorato" sulle diverse psicologie dei tre personaggi protagonisti, in particolare registrando la progressiva inquietante mutazione di personalità dell'aiutante dello sceriffo: chiaramente non aspettatevi chissà che cosa sotto il profilo della psicologia dei ruoli, ma -considerando che ci troviamo alle prese con un prodotto di genere- siamo a livelli accettabili. Un consiglio che mi sento di dare (anzi: è un ordine...) a chi vedrà il film è quello di non abbandonare di corsa la sala, perchè proprio sui titoli finali c'è un colpo di coda fulmineo e significativo. E poi, sarà che sono un romanticone, ma mi ha suggestionato quell'altra immagine finale dei due protagonisti che, soli contro tutti, tenendosi dolcemente per mano e consapevoli della vita che lei porta in grembo, osservano bagliori ed esplosioni sullo sfondo di una città che "viene distrutta all'alba". Che sia l'Amore che sopravvive alla distruzione totale? Chissà, mi piace sperarlo. Due parole sugli attori protagonisti. Tymothy Olyphant, attore non sempre convincente, qui è semplicemente perfetto: niente di clamoroso, chiaro, ma adattissimo al ruolo. Quanto poi a Radha Mitchell, la adoro fin dal giorno in cui Woody Allen me la fece conoscere col suo "Melinda & Melinda". Adoro la chioma bionda che incornicia il suo bel viso (compreso quell' evidente neo collocato proprio in mezzo agli occhi, che dà un tono ancor più particolare al suo magnifico volto di donna). E a proposito della bella Radha, c'è un curioso dettaglio che la coinvolge parzialmente. Questo film si apre sulle note di "We'll meet again" del mio amatissimo Johnny Cash. Bene. Vi ricordate di "Silent Hill"? Anche quello era un horror. Anche là protagonista Radha Mitchell. E -soprattutto- leit motiv ricorrente era la meravigliosa "Ring of fire" eseguita (ma guarda un pò) dal mito Johnny Cash. Quante coincidenze. A proposito, visto che siamo in tema di contaminazioni tossiche radioattive, possiamo fin d'ora cominciare a toccarci amabilmente i rispettivi genitali. E' notizia di queste ore che l'attuale (amatissimo, come no???) nostro governo entro tre anni si dedicherà alla costruzione di nuove centrali nucleari. Speriamo solo di non dover mai vivere dal vero le scene di questo film. Non sono parole al vento: in fondo "Chernobyl" resta a tuttoggi l'evento "reality horror" più spaventoso mai realizzato. E non era una fiction.
Voto: 8/9
 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati