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Tamara Drewe. Tradimenti all'inglese

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Tamara Drewe. Tradimenti all'inglese

di Lina
7 stelle

L'umorismo britannico è quello che è, e a me di solito non fa ridere, però questo film devo ammettere che mi ha sorpreso perchè l'ho trovato molto originale e diverso da come me l'aspettavo... non scontato infatti. Dopo un inizio anonimo ed una serie di battute scialbe che sembravano parte di un copione privo di idee, qualcosa è cambiato e ha preso una piega più succulenta.

Hanno iniziato ad intrecciarsi nella trama, le vicende di un gruppo di personaggi diversi: lo scrittore intellettuale di mezza età infedele e la moglie campagnola che gli ha dedicato la vita amandolo, ma che ormai si trascura fisicamente; il campagnolo un po' ignorante e rozzo, ma belloccio e dai buoni principi innamorato di una ragazza un tempo bruttina che ora rifattasi e diventata la figa di turno non fa che mietere vittime seducendo tutti, vecchi e giovani; rockstar promiscue ed adolescenti che sognano di avere il loro primo rapporto con loro... c'è di tutto insomma ed i risvolti alla fine sono sempre quelli meno prevedibili di tutti.

La narrazione a volte può sembrare un po' fiacca ed il ritmo monotono, ma i destini di tutte queste persone che finiscono con l'incrociare i loro cammini quasi inavvertitamente, si rivelano intriganti quanto basta riuscendo ad attirare perfino la curiosità degli spettatori più scettici. Non tutti i i dialoghi funzionano e non tutte le battute sono brillanti e neppure il cast è spettacolare (Gemma Arterton è solo una femme fatale media ed anche gli altri attori si confondono facilmente con la massa, fatta forse eccezione per l'aitante Luke Evans che con quel suo sguardo malinconico, ma magnetico ed il fatto che sia spesso mezzo nudo durante il film, ha qualcosa in più da dire - e poi assomiglia pure un poco a Brandon Lee da giovane), ma in compenso la miscela di spunti grotteschi e drammatici rende e cattura l'attenzione e se il primo tempo parte un po' in sordina procurando qualche sbadiglio, il secondo decisamente non annoia e si avvia verso un crescendo di situazioni sempre più interessanti, bizzarre ed assai peperite.

L'epilogo ha un sapore un po' tragico e kitsch e delle idee inverosimili che assomigliano ad una beffa, ma finisce con lo strappare un mezzo sorriso proprio quando viene rivelato l'inghippo finale e benchè qualcosa rimanga irrisolto, lo spettatore comprende che sia meglio così poichè l'intenzione del regista appare infatti ambigua e tendente a voler esaltare gli ambivalenti aspetti della vita: l'eleganza della letteratura e la volgarità del sesso primordiale; il comico ed il surrealismo; l'amore leale ed incondizionato e l'infedeltà; la sincerità e l'inganno; tutto sullo sfondo di una fascinosa campagna inglese che con la sua semplicità vuol sottointendere la morale che la vera bellezza è nelle cose naturali e non sofisticate.

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