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Tamara Drewe. Tradimenti all'inglese

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Tamara Drewe. Tradimenti all'inglese

di mc 5
10 stelle

Con questa deliziosa commedia umoristica firmata da un Maestro come Stephen Frears, per quanto riguarda il mio stato di cinefilo, è come se si concludesse un ciclo. Il ciclo delle festività natalizie, che quest'anno ho vissuto con particolare stato d'animo, cinematograficamente parlando. Potremmo così sintetizzare: tantissimi nuovi film e quasi tutti bruttissimi. Ancora non dispongo di dati ufficiali circa l'afflusso natalizio nelle sale, ma i miei occhi di passante estemporaneo possono testimoniare di almeno un paio di multisale prese d'assalto dal popolo bue. Ma il sottoscritto, pur abituale cliente dei multiplex della mia zona, di fronte alla realistica ipotesi delle suddette scene tipo "assalto ai forni" per vedere pellicole scadenti in confezione strenna, stavolta ha fatto la scelta OPPOSTA. Ho infatti selezionato le quattro pellicole migliori in proiezione nelle sale solitamente adibite ad una programmazione di qualità. E per questo ho pagato di persona, in temini di scomodità logistiche, di parcheggio e quant'altro, ma ne andava della mia dignità cinefila, perbacco...I quattro film in questione (tutte visioni appaganti e felici) sono stati: "L'esplosivo piano di Bazil" di Jeunet, "American life" di Sam Mendes, "In un mondo migliore" di Susanne Bier e infine questo amabile "Tamara Drewe" di Frears. Un regista con alle spalle una filmografia ormai smisurata, maestro conclamato nonchè cineasta caratterizzato da una spesso irresistibile vena umoristica prettamente british. Realizzatore di opere dal registro spesso diverso e dunque dotato di grande versatilità, le sue origini teatrali si possono cogliere in molti dei suoi lavori; abbiamo dunque a che fare con un cineasta colto e raffinato, di quelli che pare abbiano come missione primaria il combattere la banalità e la volgarità. L'eleganza formale e uno stile sofisticato non impediscono comunque a Frears di sviluppare un appeal fortemente popolare. Quindi, niente cinema di nicchia, certo elegante, ma anche popolare: ciò che non si può dire di molti suoi colleghi contemporanei. E possiamo aggiungere (come mi capitava di notare pochi giorni or sono a proposito dello stile inconfondibile di Jean Pierre Jeunet) che anche il cinema di Frears possiede elementi che gli garantiscono una spiccata riconoscibilità, in primo luogo un sofisticato ma insinuante sense of humor. Proprio come in questo "Tamara Drewe", una ragazza inglese di campagna le cui avventure sono tratte da una graphic novel che prima d'ora personalmente non conoscevo. La vicenda, benchè narrata con estrema piacevolezza e autenticamente godibile, è piuttosto complicata da raccontare con le parole, anche perchè, pur vedendo nella protagonista una figura dominante, è in realtà alimentata da una coralità di personaggi, tutti piuttosto vividi e raccontati, in sede di sceneggiatura, con buon approfondimento psicologico, in modo da comporre una ricca galleria di tipologie umane, una più accattivante dell'altra, istigando nello spettatore quel gratificante gusto di fruizione tipico di chi sta seguendo una piéce teatrale. Il film, fin dalle prime inquadrature, è tutto un susseguirsi (proprio come a teatro) di situazioni grottesche servite da dialoghi puntuti ed impietosi, e di gag spesso alimentate da equivoci che a loro volta generano ulteriori equivoci. E sullo sfondo la commedia umana dei sentimenti, la naturale ricerca della felicità da parte di uomini e donne, puntualmente contrappuntata da tradimenti e delusioni. Il tutto ambientato nella campagna inglese (il Dorset) dove il tempo sembra essersi fermato, tra splendidi paesaggi bucolici, prati ed alberi il cui verde suggerisce allo spettatore un'idea di relax che fa da contrasto alla movimentata vicenda. Come prima accennavo, troppi i personaggi per narrare nel dettaglio la storia. Diciamo che l'ambiente da cui tutto prende le mosse è una sorta di "pensionato" per scrittori, diretto da un uomo maturo e piuttosto mediocre, a sua volta autore di una saga letteraria poliziesca, affiancato dalla paziente ed umile moglie, la quale ad un certo punto decide di ribellarsi alle scappatelle del marito sempre alla ricerca di giovani amanti. Ci sono poi tanti altri personaggi, che comunque non sono secondari, perchè la brillante sceneggiatura affida ad ognuno di essi mosse determinanti nell'evolversi della vicenda: per esempio un aitante giardiniere di bell'aspetto che finalmente combatte la frustrazione ed acquisisce fiducia in sè stesso, o un rockettaro vanesio e arrogante, o ancora una teen ager sciocchina ma determinata ad inscenare un piano diabolico. Ma poi c'è ancora di tutto, da un cane esuberante ad una mandria di mucche impazzite che caricano come si era visto finora solo nei film western. E poi tradimenti, lacrime, risate amare, snodi esilaranti, insomma una piccola commedia che diventa grande sotto gli occhi di un pubblico che esce dalla sala ancora col sorriso sulle labbra. Frears porta a  casa dunque due risultati. Diverte il pubblico (e su questo non ci piove) e poi assesta un sonoro simbolico ceffone alla borghesia inglese nonchè all'intellighentia degli scrittori autoreferenziali. Prima, accennando ai personaggi, ho volutamente tralasciato proprio la protagonista. E qui dovrei aprire una parentesi, probabilmente impopolare e in controtendenza. Io credo che il ruolo di Tamara Drewe sia quello più debole di tutti, poco più che un'esile figurina che assolve a funzione di raccordo tra i numerosi altri personaggi. E, specularmente, proprio l'attrice che la interpreta, Gemma Arterton, è il solo anello debole di una formidabile catena di eccellenti attori. La bellissima Gemma, col suo corpo da favola e il suo viso da cerbiatta, è la dimostrazione di come a volte, nel cinema, un fisico troppo seducente può diventare un fattore limitante se non addirittura una prigione. In compenso il resto del cast (tutto!) è di una bravura stupefacente. Scontato l'elogio ad un attore navigato come Roger Allam che qui, nelle vesti del marito fedifrago, offre una prova memorabile. Ma per finire vorrei soffermarmi su quella che per me è stata un'autentica rivelazione...Dominic Cooper, che interpreta un vanitoso batterista rock. ma lo fa con un'adesione estetica al personaggio talmente totalizzante che mi ha fatto impressione: raramente al cinema avevo visto un attore penetrare dentro un ruolo (viso, postura etc) con tanto realismo. E vi posso assicurare una cosa...conoscendo da vicino molti musicisti rock indipendenti italiani, una buon numero di essi è proprio come questo personaggio: vanitosi, carichi ed egocentrici. Concludendo. Un gioiello di umorismo (inglese) e di buon gusto (universale).
Voto: 10

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