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Another Year

Regia di Mike Leigh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Another Year

di riverworld
8 stelle

UN ALTRO ANNO - VISSUTO INTENSAMENTE (LORO MALGRADO).

I coniugi Gerry e Tom e la loro casa sono un porto franco e un rifugio sicuro per coloro che, tra loro parenti, amici e colleghi di lavoro, necessitano di aiuto e conforto per contrastare le avversità delle loro vite.

Mike Leigh continua i suoi racconti di difficoltà quotidiane di uomini e donne che vivono nella terra d'Albione, ma al centro della narrazione pone una coppia di mezz'etá che di per sé grandi problemi non ne avrebbe.

Sono due persone serene, due professionisti che traggono ancora piacere dal loro lavoro, affiatati nella vita quotidiana (anche sotto alle lenzuola) e che coltivano un loro orto privato, reale ma anche metaforico, in cui non solo crescono frutti della terra ma anche sinceri e profondi rapporti umani.

Così il racconto delle difficoltà di coloro che gli ruotano attorno, in testa Mary (una strepitosa Lesley Manville), la collega e amica di Gerry, é visto e filtrato attraverso gli occhi e sentimenti di questa coppia (forse un po' troppo serafica e rassegnata ad accettare tutto ciò che accade).

Certo é che tutto ha un limite, e quando qualcuno di questo strano entourage lo oltrepassa, la coppia deve porre delle distanze di sicurezza per non compromettere una stabilità familiare appena rinforzata da una grossa novità per il loro figlio.

Leigh conduce il racconto con mano morbida ma solida, esattamente come descrive Gerry e Tom.
Il racconto di un anno è suddiviso in capitoli/stagioni, in una poco celata metafora del ciclo della vita, rimarcata anche da un uso particolare dei colori e delle luci.

Ma a Leigh interessa molto Mary e la macchina da presa spesso indugia sul suo volto tremante e sovraccarico di tutta la sua inquietudine.
Mary è la solitudine, quella disperata che si aggrappa a tutto e tutti, e pervade tutta la narrazione e diviene a tratti disturbante, erompendo quasi fuori dallo schermo (grande o piccolo che sia).

Forse Leigh semplifica troppo e appalesa eccessivamente alcune situazioni e sensazioni, ma il risultato resta assolutamente positivo.

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