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Amori in corso

Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su Amori in corso

di ed wood
8 stelle

Si dice spesso che il compianto Giuseppe Bertolucci abbia fatto un cinema del tutto diverso da quello del celebrato fratello Bernardo. Senz'altro, però questo "Amori in corso" ha quacosa di "bernardiano": la riduzione del mondo ad astratto confronto fra due anime e due corpi, isolati nell'interno di una ambiente domestico che fa da terzo personaggio; il mix di sentimenti, ora euforici ora ombrosi, ma in ogni caso sempre risvolti di una passione curiosa e vitalistica per la scoperta dell'altro, come di sè stesso; l'erotismo e l'intimismo esplicitati da gesti e confessioni; l'utilizzo della voce off come "supporto poetico" e la giustapposizione della poesia dei versi a quella dei movimenti di macchina. Quello che differenzia Giuseppe da Bernardo è forse un maggiore controllo, una vena più sfumata, più quieta, la presenza forse di un'innato sentimento di rassegnazione. Più posato dunque lo sguardo di Giuseppe, che si risparmia certi eccessi esibizionistici del fratello: in "Amori in corso", la passone, la "joi de vivre", il malessere sono come trattenuti, ovattati nelle maglie di una messinscena dove la vita pare una rappresentazione ed ogni gesto/parola, ogni slancio emotivo viene percepito dallo spettatore con una sorta di straniamento. Un po' come in certo cinema sofisticato francese (Rohmer, Rivette, Sautet), ma senza l'intellettualismo di fondo. D'altra parte, le eroine di "Amori in corso" non sono borghesi snob, ma semplici studentesse universitarie e, per quanto la loro parte preveda una malizia e una consapevolezza evidenti, il loro animo resta semplice e la loro cultura media: lo testimoniano, fra le altre cose, quelle umili e ingenue rime baciate con cui Anna "pensa" le sue poesie. Quello che potrebbe essere additato come un difetto dell'opera, ossia una sceneggiatura ridontante di pensieri fuori campo, si rivela invece capace di dribblare i rischi dello psicologismo, per restituire una genuina dialettica fra il realismo di fondo (le ragazze coi loro problemi sentimentali, i dubbi, il sesso, la maternità) e il lirismo poetico (il rapporto fra Anna e Bianca si snoda, come detto, secondo la logica della finzione, del simbolismo, fino ad una pantomima che rappresenta lo snodo centrale dell'opera). Nondimento la misurata, fine ed inventiva regia di Bertolucci arricchisce la materia con una vena ironica e distaccata. Quando entra in scena Daniela, per un attimo il film pare prendere una piega un po' macchiettistica, ma presto torna in carreggiata. Ottima direzione delle interpreti: non stiamo certo parlando di 3 grandi attrici, ma i loro volti e i loro corpi risultano perfettamente funzionali a questa complessa storia in cui lo spettro della solitudine è scongiurato dalla presenza fisica e mentale di un partner in cui cercare il lato nascosto di sè stessi (situazione non dissimile, se ci pensate, da tanti film del fratello Bernardo, da "Ultimo tango" a "L'assedio" e non solo).

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