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L'amore che resta

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su L'amore che resta

di EightAndHalf
3 stelle

Perché Van Sant prima fa un film che è un pugno nello stomaco (Elephant) e poi se ne esce con cinema hollywoodiano scontato e già visto (Will Hunting)? Simile mancanza di uniformità nel suo cinema andrebbe perdonata, e Van Sant ancora si salva per piccoli gioielli come "Milk" o l'inoffensivo "Promised Land", che non sono necessariamente pugni nello stomaco. Ma allora perché ha realizzato un film pretenzioso sull'amore, che finisce come il più banale dei romanzetti? Perché era tanto convinto che un ritmo lento che si trascinasse per più di un'ora fosse sufficiente a rendere originale un film per certi versi pietoso? Perché il fatto che i due adolescenti interloquiscano sulla morte in continuazione renderebbe il film memorabile? Perché non ha capito che una sola idea non basta per fare un film? L'ambientazione è statica, i sentimenti faciloni, i personaggi piatti nonostante l'instancabile voglia di originalità, con tutte le curiose trovate del povero Enoch, così pallido e smorto. E perché parlare sentimentalmente della morte sarebbe una cosa nuova e originale? Troppe domande senza risposta.

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