Espandi menu
cerca
Mr. Beaver

Regia di Jodie Foster vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Souther78

Souther78

Iscritto dal 13 gennaio 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 334
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Mr. Beaver

di Souther78
4 stelle

La mancina Foster dirige Mel Gibson, la mancina Jennifer Lawrence e il mancino Anton Yelchin in un film di eccessive pretese e scarsi risultati, che non lesina sul piano attoriale, ma viene affossato da una narrazione pressochè circolare, e dalla mancanza di un reale spessore. Interessante, ma ben distante dalle riflessioni morali che si ripropone.

 

Mel Gibson e Jodie Foster sono agli antipodi del pensiero politico, religioso ed etico. Non ci stupisce che, ai tempi in cui girarono assieme il film Maverick, abbiano furiosamente litigato, con Mel Gibson che, dopo essersene andato inveendo, tornò indietro con un mazzo di fiori e un biglietto manoscritto, in cui si scusava, giustificandosi per aver avuto un esempio paterno che cercava di non emulare. A quanto pare, la Foster non solo lo ha perdonato, ma questo gesto li ha uniti in un legame che, nel 2010, ha portato a Mr. Beaver, apparentemente ispirato alla storia personale di Gibson.

Di lì a pochi anni, la Foster avrebbe fatto il suo coming out, dichiarandosi omosessuale. Questo film sembra preconizzarne il bisogno di esternare le proprie inclinazioni sessuali, e del relativo disagio latente.

L’aspetto di maggior pregio dell’opera risiede certo nel cast: non soltanto Gibson e la Foster, ma anche una giovanissima Jennifer Lawrence e il compianto Yelchin.

Un po’ come certi personaggi di pirandelliana memoria, il nostro ha un lato oscuro che lo divora, consumandolo giorno dopo giorno, senza neppure sapere esattamente perché: ricorre quindi alla proiezione di sé sul pupazzo, per evitare il rischio di esporsi nelle interazioni sociali.

L’idea è accattivante, ma la messinscena lascia alquanto a desiderare: da un lato, la trama oscilla e traballa, senza particolari sviluppi narrativi, salvo un finale decisamente troppo estremo e alquanto forzato.

Jodie Foster, attrice bambina per eccellenza, di cui si è sempre vociferato fosse pure iscritta al Mensa, probabilmente si ritiene, come la maggior parte dei divi hollywoodiani californiani, più intelligente di quanto non lo sia. Un esempio? Recentemente è stata resa “celebre” nei canali social per via di una frase sull’essere omosessuali, rapportato all’essere mancini: ha sostenuto che sono cose che semplicemente capitano, non si sa perché, ma che non sono altro se non diversità rispetto alla maggioranza. La povera Jodie ignora completamente di essere addotta: considerando gli studi del Prof. Malanga, che hanno accertato come il 100% degli addotti sviluppi mancinismo o ambidestrismo, e molti diventino omosessuali o bisessuali, abbiamo ben pochi dubbi. Si aggiunga che, nonostante i mancini rappresentino a malapena il 10% della popolazione, se cerchiamo tra attori più pagati di Hollywood e persone più influenti al mondo, le percentuali salgono al 50-70%. Basti vedere che solo in questo film 3 dei 4 protagonisti sono mancini (Foster, Lawrence, Yelchin). Chiamiamole coincidenze, se la cosa ci rassicura dai…

Insomma, Mr. Beaver sembra prendere le mosse dalla vita di Mel Gibson, ma in realtà ci parla del malessere esistenziale della regista, che, evidentemente, prima si è sentita “costretta” a nascondere i propri gusti sessuali, e, poi, a farsene una (opportunistica) bandiera che ne ha assorbito completamente l’immagine, di pari passo con l’agenda 2030.

Una persona che non sa nemmeno perché sia mancina od omosessuale, quindi, cerca di portare un messaggio moralisticheggiante sullo schermo. Il risultato (negativo) è scontato, e infatti è difficile trarre una lezione di vita o di pensiero da quest’opera, che, seppur ispirata da un’idea interessante, finisce per evaporare ben presto, in difetto di reali presupposti interpretativi.

Insomma, se è vero che la psicanalisi è una pseudo-scienza assurta a stile di vita per moltissime persone, è pur vero che altri hanno saputo farne un uso migliore al cinema, e di certo la Foster non è Woody Allen, di cui ovviamente le manca qualsiasi spunto di (auto)ironia.

Mel Gibson non sfigura, ma forse nemmeno lui si è reso conto di esser stato scelto per quel ruolo a causa della fama di matto che gli hanno cucito addosso a Hollywood, per non essersi allineato con la narrazione dominante.

Difficile consigliarlo come spunto di riflessione, o per l’intrattenimento: molto meglio vederlo per le prove attoriali in sé, e, poi, dimenticarlo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati