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The Way Back

Regia di Peter Weir vedi scheda film

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La recensione su The Way Back

di OGM
8 stelle

Una marcia che procede lenta, ed a suo modo solenne, col pesante ansimo della fatica, unito al respiro calmo della determinazione. La colonna sonora di questo film è una melodia petrosa, scandita da un crepitio selvatico, che si posa al suolo dolcemente, col tocco delicato e cauto della speranza. Le parole, i gesti e i passi sono i battiti di un cuore in trepida attesa che però trattiene il fiato, un po’per la paura del dolore futuro, un po’ per il ricordo di quello passato. Il cammino, attraverso le lande dell’Asia Centrale, di un piccolo gruppo di prigionieri evasi da un gulag stalinista, ha la sobria compostezza di una processione, che calibra il proprio ritmo sul rispetto per la devastazione circostante, per la lontananza da Dio, per il male che, tutt’intorno, ha desertificato il mondo.  Peter Weir riesce ad unire, in una sola voce, la perfezione formale dell’epopea  con il virile affanno dell’avventura e l’irregolare palpito del realismo. Il racconto diventa così una sostanza calda e fluida, e dal sapore discreto, che occorre assumere a piccoli sorsi per arrivare a coglierne il retrogusto carico di corposi sedimenti esistenziali. L’eco della memoria ha la consistenza di un robusto sussurro, che si sostituisce all’urlo del vento, in un’aria che appare inverosimilmente ferma per l’inverno siberiano. Pur nella sua vitrea durezza, questo film emana un soffio caldo ed avvolgente, che seduce poco a poco, disarmandoci con l’effetto ipnotico di un’apparente noia, che, però, un po’, si trascina con fare indifferente.  La sua impercettibile opera di persuasione dapprima ci addormenta i sensi, per poi gradualmente convincerci che l’incubo, grigio e senza fine, di una fuga attraverso una terra arida e sterminata è, in realtà, lo stagno nel cui fondo giace una varietà nascosta, pronta a riemergere al momento del risveglio dalla notte dell’umanità.   The Way Back  ha la poeticità morbida e grezza di un cammino difficile, che inizia come un rozzo percorso di guerra, ma poi progressivamente matura, attraverso la ruvida azione purificatrice della fame, della sete, degli sterpi e della polvere, forse in un itinerario ascetico, o forse in un pellegrinaggio evangelico, e, comunque sia,  in un viaggio sublime, esclusivo e straordinario.

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