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Medea

Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film

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La recensione su Medea

di steno79
7 stelle

"Medea" nell'itinerario artistico di Pasolini al cinema rappresenta uno dei cosiddetti film "mitici", di solito analizzato dalla critica insieme ad "Edipo re" anche per la comune derivazione dalla Tragedia greca, qui quella di Euripide, ma anche per alcuni temi in comune come quello del trapasso dalla cosiddetta civiltà barbarico-ancestrale a quella più razionale e organizzata della vita nelle città. Una certa critica non ha molto amato il film, e ancora oggi sono veramente pochi quelli che ne hanno parlato con entusiasmo: Morandini ad esempio lo definisce "il più algido, manieristico, squilibrato film di Pasolini". Per il regista fu l'occasione di tornare ad alcune delle sue costanti tematiche, ma anche per lavorare, per la prima e unica volta al cinema, con il mito della musica lirica Maria Callas, con cui si creò un legame umano di forte empatia a quanto pare.

Il trapasso di cui si parlava è anche quello dalla civiltà di tipo religioso-metafisico a quella di tipo laico- pragmatico, con Medea che ovviamente è un simbolo della prima e che non riesce davvero ad adeguarsi al predominio della seconda. Maria Callas è stata scelta dal regista più per il valore iconico e simbolico della sua presenza che per le sue possibilità di recitazione cinematografica: rimane una presenza affascinante e da mettere all'attivo dell'opera, purché non si pretenda da lei una performance di tipo tradizionale, che probabilmente non può offrire (sarebbe in ogni caso opportuno ascoltarla nella traccia dove recita da sé, a quanto pare disponibile adesso in DVD, mentre in TV fino a qualche tempo fa circolava unicamente la versione dove risulta doppiata da Rita Savagnone).

Il film trae indubbio fascino dalle ambientazioni, particolarmente quelle in Cappadocia e in Siria, alternate ad alcune italiane per creare una dimensione fuori dal tempo, come già accadde in "Edipo re", si avvale di sontuosi e fantasiosi costumi disegnati da Piero Tosi, dunque figurativamente risulta spesso seducente, con composizioni dal valore pittorico che risultano fra i valori più solidi dell'intera pellicola. Dal punto di vista narrativo, invece, oscilla fra la riproposta del mito e la sua libera reinterpretazione in chiave più moderna, ma con un sapore di gusto piuttosto elitario ed intellettuale che non aiuta il pubblico non preparato a seguirlo agevolmente; inoltre la scelta di casting dell'atleta Giuseppe Gentile nel ruolo-chiave di Giasone si rivela piuttosto debole. Nella valutazione dell'opera filmica complessiva di Pasolini "Medea" è finito un po' in ombra, privo di quello slancio stilistico innovativo delle prime opere e un po' confuso nelle istanze terzomondiste, ma resta opera che merita di venire ripresa in considerazione dagli appassionati del regista e dai cultori della tragedia classica. Voto 7/10

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