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Megamind

Regia di Tom McGrath vedi scheda film

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La recensione su Megamind

di FilmTv Rivista
6 stelle

Addio Dragon Trainer, la Dreamworks è tornata al mondo di Shrek con il “cattivo” Megamind che fa la parodia dei supereroi e il verso ai miti di carta. L’eccezione del draghetto blu stava tutta nella magica matita dei transfughi Disney Chris Sanders e Dean DeBlois (Lilo & Stich), al di là della pura mitragliata di gag di cartoon come Kung Fu Panda e Madagascar, diretto da Tom McGrath ora alle prese con una storia popolata da “umani”. Il saccheggio satirico questa volta non si rivolge più ai classici Disney ma al personaggio ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster, Superman, l’uomo d’acciaio del Pianeta Krypton, e proprio da un pianeta morente provengono i due antagonisti, Metro Man (nell’originale la voce è di Brad Pitt) e Megamind, scaraventati neonati sulla Terra. Uno finisce in una ricca casa borghese, l’altro in un carcere di massima sicurezza. L’eroe e il criminale. Logica perversa che introduce la “storia di redenzione” di Megamind, un capoccione azzurro, ricalcato sugli ometti alieni del Mars Attacks! di Tim Burton, nemico n. 1 di Metro City, un misto di New York e Washington, protetta dal vanesio e spocchioso Metro Man. Lana Lang diventa l’aggressiva giornalista televisiva Roxanne e Jimmy Olsen il cameraman Hal, grasso e rossiccio, innamorato respinto che acquisterà anche lui i superpoteri e scavalcherà in cattiveria Megamind. Il 3D non procura particolari emozioni, se non nella sigla Dreamworks che catapulta in platea l’amo del bambino sulla Luna. E se i pixel disegnano corpi sgraziati, il testo si aggroviglia in trame e sottotrame dalle pretese psicoanalitiche con l’infelicità solitaria del supercattivo e il cedimento esistenziale del superbuono. Nel festival della strizzata d’occhio non manca neppure lo sberleffo a Obama con il manifesto di un Megamind «No You Can’t». L’unica traccia di poetico umorismo sta nel personaggio del piranha racchiuso in una bolla di vetro, Minion, montato sul corpo di un gigantesco robot, amoroso assistente del testone azzurro, disperatamente alla ricerca dell’autentico se stesso.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 51 del 2010

Autore: Mariuccia Ciotta

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