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Peacock

Regia di Michael Lander vedi scheda film

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La recensione su Peacock

di arkin
8 stelle

Dietro le quinte della vita di Norman Bates. E' così che si potrebbe vedere questo "Peacock" se non fosse per la gentilezza e la drammatica auto-coscienza del suo protagonista, il cui comportamento anomalo ed isterico davanti alle azioni costruttive(ma solo in apparenza)della sua contro-parte, potrebbe quasi infastidire, se non ci venisse poi rivelata la ragione del suo timore. Una storia, questa, di "ombre della mente" che ingoiano. Di traumi impossibili da superare, se non attraverso "la pazzia"; dell'equilibrio impossibile da trovare per un'anima spezzata e lacerata in due, consapevole del proprio disturbo e dell'impossibilità di guarire, eppure così tenace nel desiderio di felicità e normalità, da crearsene di alternative, dalle quali il resto del mondo è escluso perché non potrebbe capire, giudicherebbe o non sarebbe in grado di relazionarvisi(un esempio è quello del poliziotto che trova John stravolto, ma non ha il coraggio di andare fino in fondo ed aiutarlo). 
L'ombra di Peacock è anomala, perché non sembra davvero tale: è servizievole, gentile, intraprendente, più socievole della sua controparte, e desiderosa di vivere e farsi una famiglia. Ma è in questo che risiede la sua trappola: l'incapacità di vedere se stessa per ciò che è: un pallido riflesso del potenziale sprecato ed ucciso dalla violenza e da un'infanzia abusata, ed al tempo stesso l'inconscia manifestazione del proprio carnefice(come già in Psycho). John, il riservato e nevrotico "io" sempre più offuscato, sommerso e fagocitato dalla più brillante e socievole controparte, non è, come sembrerebbe il "peggiore" delle due metà: in lui risiedono la memoria del passato, la coscienza della propria diversità(e forse pericolosità), il dolore del ricordo, lo strazio dell'incapacità di un contatto profondo e vero. 
Aldilà del discorso sulle personalità multiple, o la svolta finale che guarda al giallo(ma ha un senso più profondo, va aldilà della mera svolta in un genere), Peacock è un rarissimo esempio di riuscita storia sull'identità di una persona traumatizzata, tema spesso banalizzato od usato per impietosire: quando infatti la frattura è così profonda da aver lasciato cicatrici e disagi che impediscono di vivere nel mondo, se non addirittura tanto radicate da far diventare la vittima un riflesso del suo carnefice(cosa alla quale si pensa poco: che il probabile pazzo o pedofilo di oggi, sia il bambino di cui avevamo pietà ieri, ma al quale nessuno ha prestato un reale soccorso od ascolto), alla mente rimangono poche difese ,e forse nessuna possibilità di fuga(infatti: perché John, consapevole di quanto gli sta capitando, non se ne va?) a parte la follia, che finisce col rendere la voragine tra il mondo esterno e l'abisso di dolore interiore, incolmabile. Nel finale, Emma riesce per un secondo a percepire questo, a "ritrovare" John. E, in un atto di coraggio ed amore, a liberare la generazione seguente dal giogo del ripetersi dell'abuso. 
Cast eccellente, soprattutto la Page e la Sarandon. 
In quanto a Cillian Murphy, che se non fosse un bellissimo uomo sarebbe stata una bellissima donna(grande lavoro su voce e movimento), rimane assolutamente inspiegabile come un attore tanto bravo, affascinante, poliedrico e dall'intelligenza acuta nella scelta dei film, non sia ancora la star che dovrebbe essere. 

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