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The Host

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su The Host

di GIMON 82
8 stelle

Il mostro non è la creatura mutante e viscida,semovente nei meandri fognari,puo' esserlo per l'opinione pubblica e la societa' civile,ma il mostro di "The Host" si annida nell'autorita' e nei poteri,ma sopratutto nell'informazione dittatoriale dei "mass media".

Quello di Bong-Joon-Ho è quasi un pretesto scenico,ricostruire un aura da "blockbuster" per un film dalle mille sfumature.

Catastrofico,fantascientifico,sociale e con gustose punte di grottesco,il film di Joon-Ho spinge l'accelleratore su di un metodo innovativo di fare cinema,abbracciando vari elementi e miscelandoli in una visione intimista.

Locandina Internazionale

The Host (2006): Locandina Internazionale

La famiglia come nucleo centrale,simboleggiata da un indolente papa' che fa di tutto per salvare la figlia dalle grinfie del mostro.

L'incipit mostra saggiamente un laboratorio medico,ed un sergente americano che fa disperdere liquidi di materiale tossico negli scarichi.E' quasi un invettiva conclamata contro un sistema marcio,d'un potere che mai s'eclissa   trattando l'ecosistema a mo' di discarica.Le conseguenze le pagano tanto gli inermi cittadini come Park Gang-Do,interpretato ottimamente dall'attore feticcio di Bong Song-Kang-Ho.

Il risultato d'una "sbadataggine" umana è un mostro che tanto somiglia a quelli da cinema di serie B anni 40 di marca americana o giapponese.

Ma qui ci troviamo nella modernita' infestata di mass media che seminano terrore con informazioni "virulente".

Il mostro è tra noi dunque,è metaforicamente rappresentato secondo un canone artistico alla Carlo Rambaldi o H.R. Giger,il suo fluttuare e il viscidume non è annidato al nostro esterno ma è in mezzo a noi.

Bong sfrutta tematiche essenziali del cinema moderno sposandole con stile anacronistico,danzando tra la fantascienza d'una volta e la critica sociale a lui congeniale.

Diverso da "Memory of murder" o "The Mother" nella composizione emozionale,risulta scorrevole nella forma come i precedenti film.In "The Host" balza nell'occhio la "protezione" del nucleo famigliare,unico posto al di fuori delle autorita' manipolatorie.

Tutto il resto è parte d'un universo infettato dall'occultismo dei poteri forti,dove non esiste eroismo ma solo cinismo.E' una tematica forte che Bong sfutta benissimo,rendendo il film una materia intrattenitiva e dotata d'un ritmo ansiogeno e serrato.

Componenti che catturano lo spettatore,disegnandone le sorti di una bambina nelle inquadrature livide,sporche e buie.Come i cittadini civili isolati in quarantena o come quell'infanzia ormai lercia nell'aspetto,sporca nelle vesti che tuttavia ha fegato da vendere.

L'infanzia da lui rappresentata è  nella purezza di Hyun Seo,ragazzina coraggiosa e prigioniera dell'animo "fognario",tutto il resto è parte d'un mondo adulto suddiviso in fasce di padroni e subordinati.

Tuttavia esiste in "The Host" una visione ottimistica del genere umano,rappresentata dal quel Park-Gang-Do ossigenato e buffo quasi come un personaggio da "cartoon".Nonostante l'aspetto da comica Park è un "eroe per caso" in cui Bong ripone le speranze d'un mondo migliore.Quel mondo oggi impaurito e destabilizzato che Bong struttura su piu' livelli secondo canoni da cinema maiuscolo che riesce nel "Blockbuster" a conservare una vena grottesca e un saggio rigore polemico......

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