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Le macchine che distrussero Parigi

Regia di Peter Weir vedi scheda film

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La recensione su Le macchine che distrussero Parigi

di supadany
8 stelle

Film che segna l’esordio alla regia dell’australiano Peter Weir, un’opera decisamente sorprendente che appare come un riuscito mix di film appartenenti a generi e periodi diversi con il vantaggio di aver visto la luce con netto anticipo.

Durante un viaggio due fratelli finiscono fuori strada e solo uno dei due sopravvive risvegliandosi in un paesino chiamato Paris la cui comunità si comporta in modo alquanto strano.

L’uomo vorrebbe tornare alla sua vita, ma alle autorità è stato comunicato il suo decesso ed il sindaco lo forza in tutti i modi a restare proponendogli anche un ruolo attivo all’interno della piccola comunità.

Intanto i ragazzi più giovani si comportano come dei veri e propri teppisti con le loro automobili, lo scontro generazionale si fa sempre più teso ed altre persone vedono improvvisamente la morte.

Realizzato con pochi soldi, ma anche molto bene, questo piccolo film crea straniamento (già a partire dal titolo e dalla location che non hanno nulla a che fare con Parigi, in quanto si tratta solo di un paesino omonimo), parecchie suggestioni con indizi saggiamente sparsi (penso per esempio all’origine dei malati mentali dell’ospedale e alla cicatrice della ragazzina “adottata” dal sindaco) ed un clima sempre più oppressivo che dosa la tensione lungo tutta la storia avvalendosi più delle sensazioni che si captano piuttosto che di vere e proprie azioni opulente (che comunque non mancano).

Il tutto genera un vero e proprio incubo per il protagonista, vera e propria vittima della comunità che vive fuori dal mondo e che perpetua macabri rituali traendo da quest’ultimi anche nuova linfa per andare avanti.

Ma a parte tutta una serie di suggestioni spesso oltremodo efficaci, è soprattutto la parte conclusiva ad assumere il sapore proprio del grande cinema, una lunga sequenza di distruzione (degna degli autoscontri più violenti), pericoli (le trappole per evitare che qualcuno possa scappare) e speranza (la fuga) incastonata da una regia che trova una serie di soluzioni di lampante efficacia nell’inquadrare i diversi segmenti in tempi ristretti.

Direi quindi che si tratta di un esordio notevole (se sei bravo non ti ferma niente, o quasi), pieno di idee che ci siamo abituati a ritrovare svariate volte in diverse pellicole, ma con l’importante merito di essere arrivato dal nulla (la remota Australia) ed in tempi tutto fuorchè sospetti.

Talentuoso ed influente.

Su Peter Weir

Gran regia a partire dalle intenzioni per arrivare alle soluzioni.
E tutto il finale è una primizia tecnica che corona una direzione efficace fin dalle prime battute.
Quando si dice che le idee valgono di più del budget.
Esordio da leccarsi i baffi.

Su John Meillon

Efficace.

Su Terry Camilleri

Decisamente bravo.

Su Kevin Miles

Discreto.

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