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Shadow

Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film

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La recensione su Shadow

di GIANNISV66
8 stelle

Tra le selvagge montagne dell'Europa (la location è Tarvisio) un giovane americano reduce dell'Iraq cerca la pace praticando in solitudine il biking. Nella natura incontaminata sembra cercare la purezza che gli orrori della guerra gli hanno portato via, ma una serie di incontri cambieranno la prospettiva delle cose e alla fine allo spettatore niente risulterà come era apparso di primo acchito.
Federico Zampaglione, leader della band Tiromancino, prosegue nella sua carriera di regista e, dopo la commedia a tinte nere dell'esordio, punta dritto all'horror; da un certo punto di vista potremmo definirlo l'omologo di Rob Zombie, chitarrista e front-man degli White Zombie che ha rivelato notevoli doti da regista (la sua Casa dei Mille Corpi è a mio avviso uno dei migliori prodotti horror dell'ultimo decennio). In realtà tra i due gruppi sopra citati c'è un abisso (sotto un profilo squisitamente musicale) ma il parallelismo c'è eccome. Sarebbe curioso fare un'analisi sul perché il cinema horror riesca ad esercitare questa attrazione su registi provenienti dal mondo del rock, anche se con radici molto differenti, ma non è questo il luogo. 
Piuttosto parliamo di questo Shadow, buon film horror che dimostra ancora una volta come qualche buona idea in questo genere riesca ad arrivare dall'Italia (dopo quell' Imago Mortis che ha sollevato più di una perplessità ma che a parere di chi scrive è una spanna superiore a tanti strombazzati horror di provenienza straniera). Si è parlato, e giustamente, di un lavoro con forti influssi darioargenteriani, l'ombra del titolo potrebbe essere in effetti anche l'ombra del Maestro (pensando ovviamente ai suoi primi titoli, non certo agli ultimi) che si trova persino nella musica, che pare provenire direttamente dai Goblin. Personalmente però se c'è un titolo con cui mi è venuto naturale fare un raffronto, ebbene quello è Allucinazione Perversa (Jacob's Ladder) indimenticata pellicola di Adrian Lyne. Il motivo non lo spiego (dovrei rivelare almeno parzialemnte il finale), ma chi ha già visionato questo film lo capirà da solo così come a chi lo guarderà risulterà chiaro questo accostamento. Piuttosto una nota di merito al regista (o a chi per lui) per la scelta di Nuot Arquint quale personificazione del male, veramente agghiacciante.
Una storia avvincente e ben narrata, che soprattutto nella seconda parte propone allo spettatore una serie di richiami simbolici che lo accompagnano al colpo di scena finale (intuibile per i più smaliziati).
Non un capolavoro ma una buona pellicola che sa accontentare i palati degli amanti dell'horror. Aspettiamo i prossimi sviluppi del regista, Zombie produsse The Devil's Rejects, vediamo cosa ci proporrà il nostro Federico, ammesso che voglia restare in ambito horror.

Sulla trama

David, reduce dall'Iraq, cerca tra le montagne, in sella alla sua mountain bike, la pace dopo tanti orrori. Conosce la bella Angeline, anche lei appassionata di biking, ma si imbatte pure in due cacciatori psicopatici che li inseguono in mezzo ai boschi. Finché non giungono in una zona pervasa da ombre misteriose........

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