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Notte folle a Manhattan

Regia di Shawn Levy vedi scheda film

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La recensione su Notte folle a Manhattan

di mc 5
4 stelle

Errare è umano, ma perseverare è diabolico. A questo assunto potrei arrivare se riflettessi sull'incoscienza che accompagna certe mie scelte. E' cosa nota a quei due o tre che leggono queste mie note quanto la mia avversione alla materia della commedia mainstream americana abbia vissuto negli ultimi anni sfide insostenibili. Nel senso che Hollywood, su uno sfondo in cui domina una paurosa crisi di idee, sta sempre più raschiando il fondo dei resti di un barile; e cosa consigliano all'industria americana del cinema gli infallibili cervelli preposti al marketing? Ovvio. Di cercare di capire cosa possa titillare i gusti più bassi ed elementari del pubblico. E allora sotto a rimestare nell'immondizia, su due fronti: le allusioni volgari e i doppi sensi (travestiti da humor brillante) e con annesse metafore corporee e/o sessuali, ma anche cercare di interpretare il pensiero del cittadino medio, il quale è evidentemente incline alla conservazione dei sacri valori del Nucleo Famigliare, speculare a quell'altra grande famiglia che è la Patria. Interessante come spesso si cerchi di iniettare qualche elemento "esteriore" di allegro progressismo (che so, un brano dei Ramones -come peraltro accade in questo film- oppure mostrare ragazzini che si passano una canna). Ma alla fine non c'è canna o "hey-oh-let's-go!" che tenga: vedrete che ad uscirne vincitrice in queste commediole sarà sempre la Famiglia. Mah. Per fortuna che ci sono anche cineasti americani (pochi ma ci sono) che riescono a spostare il baricentro di un percorso intellettuale verso altri orizzonti, ben più consapevoli e meno "rockettari-effervescenti". Prendiamo dunque il caso (abbastanza emblematico) di questo innocuo filmetto. Come prima accennavo, proprio sui titoli di testa ci viene proposto un attacco che più energico e pimpante non si poteva, la celeberrima "Blitzkrieg bop" dei Ramones. Poi, è tutto un infilare di volti e meccanismi che vorrebbero ammiccare ad una idea decisamente "liberal". Eppure, basta staccare un attimo lo sguardo dal Dito ed osservare la Luna, per rendersi conto che alla fine questi americani non rinnegano mai, neppure per sbaglio, i loro Sacri Valori di riferimento, con al top, ovviamente, la Famiglia. E va anche detto che tutto il "circo" di situazioni che questa coppia protagonista vive, compresi poliziotti malavitosi e politici corrotti, tutto ciò non contribuisce ad una "formazione" dei due suddetti piccioncini, non è che loro due escano da questa "into the night" cambiati, maturati o consapevoli. No, loro alla fine si danno un bacetto e tornano la coppietta di sempre, incolore ed incapace di qualsiasi slancio, in un loro mondo in cui le sole varianti "disturbanti" sono il bebè che fa i salti sul letto o che non si vuole mettere il pigiamino. Io, da conoscitore superficiale della Società americana, ho riflettuto su questi aspetti, basandomi sul mio intuito e su ciò che recepisco da giornali ed internet, e sono arrivato alla conclusione che negli USA esistono due categorie di "liberal". Ci sono gli intellettuali come Gore Vidal o come Michael Moore che si pongono continuamente interrogativi su quale direzione abbia oggi la società americana, le cui scelte culturali continuano ad esercitare forte influenza su molti paesi (fra cui l'italia). E poi ci sono quei "liberal" che lo sono solo di facciata, coloro che vagheggiano i principi esteriori di un'anarchia "pazzerella", quelli per i quali l'essenza dello spirito libertario sta nel potersi fare una canna o stordirsi di birra, magari saltellando al ritmo dei Ramones. Tornando al film, devo riconoscere che tutto sommato mi è andata anche bene, poteva capitarmi di molto peggio. E penso a certe pazzesche cagate (passatemi il termine) tipo "L'isola delle coppie" (film che vede attore coprotagonista -lo voglio sottolineare a caratteri cubitali- quel Jon Favreau che è il regista di entrambi gli "Iron Man". E questo potrebbe indurci a pensare che l'intellighentia produttiva hollywoodiana non è che osi andare molto in là: o sono commedie sceme o sono giocattoloni elettronici/fracassoni, "se non è zuppa è pan bagnato". Ma già che ci siamo, visto che oggetto della recensione è una commedia, approfondiamo quelle che sono le tendenze in ambito di commedia made in USA. Due i filoni che emergono. Quarantenni divorziati che, lasciandosi alle spalle errori sentimentali, si riscoprono arrapati. Ultimamente poi va molto il repertorio a base di uteri in affitto e procreazioni in provetta, sfruttando gag cretine e volgarissime: doveroso citare "Baby mama" (uno dei film più brutti che abbia mai visto) e soprattutto l'ultima stomachevole idiozia con Jennifer Lopez. Ecco, diciamo allora che,
rispetto alle avvilenti casistiche dominanti citate, se non altro questo film di cui stiamo parlando cerca un'altra identità, quella di una contaminazione tra la commediola famigliare e l'ebbrezza trasgressiva (per modo di dire) dello spirito avventuroso a cavallo tra thriller e rock'n'roll. Il tutto, intendiamoci, molto annacquato ma per lo meno non abbandonato totalmente alla deriva della stupidità. In altri termini e in due parole: il film è poca roba ma si fa vedere. Ma c'è un problema, forse non da poco. La sceneggiatura ci conduce inesorabilmente verso l'approdo ad un riferimento ineludibile: quello ad un paio di piccoli capolavori fondamentali quali "Tutto in una notte" di John Landis e "Fuori Orario" di Martin Scorsese, insomma il filone di "una notte che ti cambia la vita". Peccato che qui la notte ci regali solo gag che non fanno ridere (o meglio: fanno ridere solo gli americani). Che poi, volendo andare fino in fondo, il successo del recente "Una notte da leoni" sta lì a testimoniare che, sul tema della "notte a sorpresa", anche senza per forza ricorrere ai vezzi autoriali di uno Scorsese, è possibile costruire un film totalmente disimpegnato ma di buon gusto e di irresistibile comicità. Ma mi meraviglio di me stesso che sto qui a perdere tempo: cos'altro potevo infatti aspettarmi dal regista che ha diretto una serie tra le più grigiamente mainstream della storia del cinema come "Una notte al museo" ?? Due coniugi della middleclass americana per ravvivare un matrimonio minacciato dalla routine, pensano di cenare in un ristorante tra i più cari della città, nel cuore di Manhattan (pensa te, questi due babbei fantozziani vogliono provare l'ebbrezza di cenare tra i ricchi, roba da prenderli a randellate). In quel locale avviene uno scambio di persone e i due coniugi vengono spacciati per altri due. Da questo equivoco, si sviluppa una serie di inseguimenti e fughe da action movie, con tinte di grottesco. Ma non fatevi sedurre da questa descrizione, sappiate che il tutto è molto "ammorbidito", perchè non appena si prospetta una evoluzione un pò "hard" ecco che subito si ripiega velocemente sul mainstream, forse per non turbare le famiglie, boh...Il cast. Steve Carell (su di lui ho poco da dire, perchè confesso che non mi ha mai fatto ridere, e qui men che meno). Tina Fey (già protagonista del citato orrendo "Baby mama", lei è un fenomeno televisivo prettamente americano...e poi qualcuno mi deve spiegare che cazzo ce ne frega a noi italiani di una tizia che è diventata famosa nel suo Paese facendo l'imitazione di Sarah Palin!!!! è come se noi esportassimo, che so, Enrico Brignano!). Forse uno dei pochi aspetti sfiziosi sta nei numerosi camei (peraltro tutti piuttosto sottoulilizzati e sprecati). E allora ecco che vediamo sfilare Mark Wahlberg (sempre bravo e sempre figo), James Franco (in un ruolo curioso e grottesco), Ray Liotta (nella parodia che gli è più congeniale, quella del boss malavitoso), Mark Ruffalo (di cui sono un grandissimo fan, ma davvero non capisco che senso abbia la sua partecipazione, per di più limitata a tre-quattro secondi), Mila Kunis (l'attrice più "cagna" di tutta Hollywood, e che io -per l'evidente rassomiglianza- amo definire la "Angelina Jolie dei poveri"). Nelle notti tumultuose di Landis e Scorsese, l'alba del giorno dopo coglieva i protagonisti con l'espressione di chi era consapevole che -dopo quelle rispettive notti- nulla sarebbe più stato uguale a prima. Qui invece, dopo "la notte brava" i due coniugi tornano i coglioni che erano prima. Anzi, ancora più coglioni di prima.
Voto: 5

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