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Matalo!

Regia di Cesare Canevari vedi scheda film

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La recensione su Matalo!

di scapigliato
8 stelle

Straordinario. La trama c’è, ok, ma è un mero pretesto per sbizzarrire più e più soluzioni registiche, per poi creare un western sui generis. Da antologia. Se “Se Sei Vivo Spara!” di Questi era un horror-western, “Matalo!” è un thriller-western, o meglio uno psyco-western, maledettamente riuscito. Un gruppetto esiguo di protagonisti, per la maggiorparte bastardi criminali e sadici. Un carico d’oro che farà la loro felicità, ed una città fantasma, una delle poche, se non l’unica, veramente inquietante che abbia mai visto, a fare da tragico scenario, se non da tomba, alla parabola vitae dei banditi.
Come dice giustamente la critica, spazi e corpi vengono valorizzati per quello che sono e a loro volta valorizzano la tela western, la migliore, sulla quale poi il pittore-regista disegnerà, è proprio il caso di dirlo, dei bellissimi Wharol, o azzarderei pure, dei valenti Calabria. Salta poi agli occhi l’impeto rivoluzionario racchiuso nella pellicola: nella storia (non un eroe nè estwoodiano nè alla Franco Nero), nello stile (addio John Ford e Sergio Leone), nella direzione di scena (un montaggio ed inquadrature da stupire i videoclippari di oggi). Mai come in questo spaghetti-western l’astrazione ambientale è stata usata al meglio aproffittando di una trama e di motivi già conosciuti, per regalare un’ubriacatura di luoghi e non luoghi tipici della frontiera. Che è poi la frontiera dell’uomo. Il film passa dall’horror e dal sadico. Ha il taglio di Dario Argento. La visionarietà di David Lynch. La plasticità di Tarantino. Il sadismo dei Lenzi e dei Martino e dei Fulci. Ma soprattutto ha la decostruzione/ricostruzione del genere, come in Sam Raimi. Tutti nomi che arriveranno dopo, se non quelli che arriveranno nello stesso anno, il ’70. E poi, come non accostare la scena dei banditi che frugano e rovinano la casa della vecchia signora, con la scena analoga di “Arancia Meccanica”? E poi scoprire che il film di Kubrik è dell’anno seguente? Ma ancora, come non vederci chiari riferimenti alla confusione sessuale nel personaggio di Theo? Etero o omo? E la colonna sonora, completamente diversa dalle precedenti (benchè sempre di un Morricone)? Insomma un film ambizioso che riesce bene nel suo obiettivo, come un puntuale cowboy vendicatore. Scena d’antologia. Tempi dilatati. Violenza accennata, ma sempre protagonista. Luoghi comuni attraversati e reinterpretati a favore dei contenuti ribelli. Pochi dialoghi, e tanto cinema.

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