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Un gelido inverno - Winter's Bone

Regia di Debra Granik vedi scheda film

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La recensione su Un gelido inverno - Winter's Bone

di OGM
8 stelle

Un osso, un piccolo osso, come quello che si può lanciare a un cane per farlo contento: è questo il magro regalo che il grigio inverno delle montagne dell'Arkansas concederà alla giovane Ree Dolly. Il titolo riassume tutta la spoglia freddezza di un ambiente misero e desolato, dove i boschi fanno da ispido contorno alle case cadenti di un'umanità allo sbando. Il sogno americano appare accartocciato a terra come una foglia morta, e il rumore di sottofondo è il crepitio della legna secca e del pietrisco sotto i piedi: i personaggi sono scolpiti nell'asprezza di una vita che non ha lasciato scampo, e nessuna strada alternativa alla delinquenza, alla dipendenza, alla follia, o, comunque, all'abbandono ad una dimensione selvaggia, in cui l'uomo, per sopravvivere, è costretto a mettere mano alla bellezza della natura circostante, cacciando gli animali ed abbattendo gli alberi. Il fucile e la sega sono i suoi più fedeli compagni, e saperli usare a dovere è la prova che non si ha paura. Il ritmo dell'esistenza è lento, arrancante per la stanchezza e bloccato dalla vana attesa di un perché, mentre i rapporti interpersonali sono affetti da una reticenza che, prima ancora che omertà, denota un rifiuto di tradurre in parole ciò che fa male, e che si stenta a capire. I parenti di Ree rispettano i legami di sangue adeguandosi alla generale consegna del silenzio, alla rinuncia a fare luce sul buio che, più che nascondere i delitti, serve a coprire l'abissale vuoto interiore. L'aspetto fresco e florido e della ragazza, insieme alla sua incrollabile determinazione a ritrovare il padre scomparso, è l'unico vivido virgulto di libertà in un contesto in cui tutti gli altri, piegandosi alla sorte, si sono inariditi e spezzati. Anche la sua aspirazione di entrare nell'esercito per guadagnare e mantenere la famiglia rappresenta uno spunto positivo, ossia la volontà di rispondere alla disperazione aprendosi verso il mondo, ed uscendo, una volta per tutte, da quella soffocante comunità che si è definitivamente rinchiusa, insieme al bestiame ed ai propri sanguinosi segreti, dentro un primitivo recinto. La speranza ha le forme rosee e morbide di un'adolescente, ed anche l'animo forte e deciso che esse racchiudono: un animo che possiede la tenacia e la resistenza necessarie a tenere testa alle difficoltà, ma che conserva intatta la sensibilità che rende insostenibile l'orrore.
Il carattere indipendente di questo film mette a nudo il volto oscuro del land of unlimited possibilities scoperchiandone i bassifondi di emarginazione, mancanza di cultura, indigenza che albergano in un contesto rurale ridotto a discarica: contrariamente alla povertà metropolitana, quella delle campagne è una condizione priva di identità e di storia, perché non è il prodotto di un'appartenenza etnica, di una vicissitudine professionale, o di una disavventura affettiva,  bensì è uno stato acquisito per nascita e coltivato, durante la crescita, a furia di alimentare il corpo e la mente con il cibo dell'inconsistenza, dell'assenza di scopi, di principi, e di ogni possibilità di guardare oltre un orizzonte celato dietro schiere di tronchi e grovigli di fronde.  Winter's Bone è la favola crudele in cui la principessa veste gli stivali di gomma e una camicia di flanella, ed il bosco incantato, in realtà, è una foresta maledetta, dove gli scoiattoli muoiono, sotto i colpi dei cacciatori e dei taglialegna, e tutto ciò che vive può essere distrutto o venduto per poter tirare avanti.

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