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Happy Family

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Happy Family

di Stuntman Miglio
8 stelle

L' ultimo lungometraggio di Gabriele Salvatores è una gradevole commedia corale di chiara ispirazione Pirandelliana. I personaggi in cerca d'autore del suo "Happy family" sono parto della mente di Ezio, un imbranato ma simpatico narratore che sin dall' apertura afferma: "Se sai scrivere e non hai niente da fare, scrivere è la cosa più bella del mondo". Diamine se ha ragione ed eccolo lì impegnato nella creazione di una sceneggiatura che segue il curioso incrocio di due famiglie disfunzionali unite dal presunto fidanzamento dei rispettivi ultimogeniti. Una vicenda ricca di sfumature che mette in scena un vero e proprio campionario di soggetti più o meno eccentrici, ognuno con i suoi caratteri distintivi : dai pater familias rappresentati da un divertente skipper cannabis-dipendente e da un posato avvocato che scopre di non avere ancora molto da vivere, passando per belle ed irascibili mogli in crisi di mezza età, con l' aggiunta di una nonna affetta da Alzheimer ed un comparto prole assortito ma irrimediabilmente in crisi sentimentale. Poteva poi mancare l' alter ego dell' autore ? Certo che no, così ecco che lo stesso Ezio viene ad interagire con i suoi personaggi creando addirittura i presupposti di una bella storia d'amore con una di loro. Sino a qui, tutto abbastanza nella norma; poi le carte iniziano a confondersi, la finzione inizia a contaminare la realtà dopo che Ezio opta per un (finto) finale aperto. I suoi protagonisti si animano, si ribellano, pretendono che la loro storia venga portata a termine e lo costringono a continuare il racconto alla ricerca di un epilogo che metta tutti d'accordo. Un film dall' impostazione teatrale, scritto con brio ed arguzia dallo stesso Salvatores ed Alessandro Genovesi, una produzione nostrana che parla di cinema, di scrittura, di creatività ma anche di paure : quella di morire, quella di amare, quella di vivere. Ed il nostro Gabriele nazionale (certo non Muccino) lo fa con garbo, con la giusta dose di humor, ben calibrata e suddivisa sui vari interpreti (Abatantuono e De Luigi in primis), senza scadere nel volgare e senza mai perdere di vista la forma, l'aspetto visivo. "Happy family", infatti, è girato con estro e personalità, si dipana in una Milano insolitamente luminosa - fotografata dal sodale Italo Petriccione - alterna virtuosismi di regia a citazioni in bianco e nero () ed in piano sequenza (I soliti sospetti), si avvale di eleganti raccordi di montaggio, dirige con trasporto un gruppo affiatato d'interpreti splendidamente in parte (bene tutti ma menzione particolare per Bentivoglio). Non impegnatissimo, siamo d'accordo, forse a tratti un pò lezioso ma è cinema di buona fattura che ti fa esclamare "Oh ma che bene!!", proprio come suole fare uno dei suoi protagonisti.

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