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Histoire d'un crime

Regia di Ferdinand Zecca vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Histoire d'un crime

di FABIO1971
8 stelle

Ferdinand Zecca, regista, produttore, attore, montatore per Georges Méliès, assunto da Charles Pathé nella sua casa di produzione (di cui diventerà uno dei massimi dirigenti) dopo averlo conosciuto all'Esposizione Universale di Parigi del 1900, realizzerà in carriera (tra il 1899 e il 1919) oltre un centinaio di film, spaziando dal melodramma alla commedia e alle rievocazioni storiche, con occhio particolarmente attento ai gusti del pubblico e alle vicende dell'attualità. In Histoire d'un crime, realizzato nel 1901, Zecca inizia ad accostarsi a quel realismo tragico di matrice zoliana che svilupperà poi con ulteriore efficacia nelle sue opere successive (Les victimes de l'alcoolisme e L'assommoir, entrambi del 1902): qui sceglie di raccontare, in poco più di cinque minuti di durata, la vicenda di un criminale della Francia di inizio secolo, dalla sua vita tranquilla in famiglia alla sua discesa agli inferi, innescata dall'alcool, che lo trasformerà prima in un ladro e poi in un assassino, attraverso i ricordi e i sogni del criminale stesso, rinchiuso in cella in attesa di essere condannato a morte. Introducendo con una dissolvenza incrociata i vari quadri in cui è strutturata la rievocazione della vita del protagonista, fino all'esecuzione della condanna a morte, con tanto di ghigliottina e conseguente testa decapitata, Zecca, al di là dell'ovvia, per l'epoca, staticità delle inquadrature, sperimenta con gusto ed inconsueta cura formale nella composizione delle scene le tecniche basilari del nascente linguaggio cinematografico, introducendo per la prima volta l'uso del flashback e scandendo la costruzione della trama e la successione degli sviluppi drammaturgici con continui passaggi temporali tra passato e presente. Non ancora un melodramma vero e proprio, ma lo scarto iperrealista del finale e la drammaticità stessa della vicenda, come tante altre tratte dalla cronaca nera dei quotidiani, rappresentavano per l'epoca un perfetto esempio di "attualità".

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