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Begotten

Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film

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La recensione su Begotten

di maldoror
6 stelle

Come ogni operazione di questo tipo (vale a dire: film underground sperimentale weirdissimo con largo uso di simbologie che dia l'impressione di essere un delirio ermetico-metafisico parecchio malato ecc..), Begotten è stato subito accolto dagli elogi estasiati di chi ha urlato al genio e al capolavoro, come la scrittrice americana Susan Sontag che lo ha definito "uno dei dieci film più importanti dei tempi moderni" e boiate simili, e d'altra parte, ovviamente, da chi ha storto il naso. A mio avviso si tratta semplicemente di un'opera cui non vanno attribuiti meriti che vadano oltre l'essere semplicemente "interessante"; non un capolavoro nè un film geniale, ma un'opera che merita almeno un minimo d'interesse.
Il film si apre con questa didascalia: "Language bearers, photographers, diary makers, you with your memory are dead, frozen, lost in a present that never stops passing; here lives the incantation of matter: a language forever. Like a flame burning away the darkness, life is flesh on bone convulsing above the ground".
Il film vorrebbe essere una sorta di "narrazione" (si notino le virgolette) allegorica sulla creazione della natura e dell'uomo, e sul rapporto fra i due. La prima scena ci mostra il suicidio di Dio, intento a sventrarsi con un rasoio; dalle sue viscere ed escrementi, ovvero dalla sua materia morta e inanimata, viene generata Madre Natura (con una mascherina nera in viso, suppongo per sottolinearne la "cecità"), la quale, masturbando il cadavere di Dio si farebbe fecondare dal suo seme, dando vita così all'uomo. Quest'ultimo, una volta partorito e ritrovatosi sulla nuda terra, viene immediatamente legato a una fune da quattro esseri incappucciati che rappresenterebbero credo le funzioni vitali (uno dei quattro mi pare di aver capito si chiami "flesh on bone"), che tenendolo strettamente legato e sballottandolo di qua e di là, sembrano nutrirlo, occuparsi del suo sostentamento ma al contempo torturarlo e stuzzicarlo costantemente con dei bastoni, mentre l'uomo, in preda a continui spasmi e convulsioni, sembra volersi ribellare a tutti i costi alla prigionia cui sarebbe costretto. Altre inquadrature ci mostrano sempre l'uomo sanguinante tenuto al guinzaglio e trascinato da Madre Natura. Probabilmente il significato di tutto ciò è che l'Uomo sarebbe succube di una natura cieca e malvagia, fatta semplicemente di pura materia, e che i suoi disperati tentativi di liberarsi da tale dipendenza, il suo anelare a una dimensione superiore, possibilmente spirituale o trascendente, sono destinati al fallimento, dato che l'oggetto del suo desiderio di elevazione è morto (Dio, il cui seme gli avrebbe trasmesso la tensione verso il trascendente); tutto insomma non sarebbe altro che materia, la vita è semplicemente "flesh on bone convulsing above the ground".
In seguito, altre immagini confuse e convulse ci mostrano i quattro uomini incappucciati uccidere Madre Natura per poi violentarla e smembrarla, e inserirne il corpo in una specie di contenitore che a sua volta viene sotterrato; dopo la morte della madre, l'uomo si ritrova solo a strisciare come una larva su una grande spiaggia deserta, ma prontamente i quattro omini sopraggiungono per uccidere e smembrare anche lui; a questo punto, le parti smembrate dei loro corpi vengono ulteriormente spappolate e poi seppellite, in modo da fondere di nuovo insieme madre e figlio che si rigenereranno da sè, per tornare di nuovo l'uno al guinzaglio dell'altra.
Il film dunque parte abbastanza bene, ma ben presto l'allegoria inizia a girare un po' a vuoto e a diventare stantìa e risaputa; ad essere piuttosto interessante però è lo stile: il bianco e nero sgranato fino all'inverosimile dilata l'immagine quasi lasciando intravedere la consistenza stessa della materia, sfumando le immagini e le azioni fino all'incomprensibilità; anche il tempo pare abolito: le azioni sono dilatate fino allo spasimo, quasi a comprimersi e ad annullarsi nell'istantaneità, a perdere consistenza e a sgretolarsi in una serie di atti istantanei e fulminei, che si susseguono inviluppandosi in un continuum indifferenziato; tutto ciò che avviene sembra essere il prodotto di mutamenti della materia, sembra di assistere quasi al suo ribollire interno in una dimensione in cui tutto è fuso e indistinto, e ad accentuare questa sensazione contribuisce un tappeto sonoro che accompagna costantemente le immagini, e che riproduce di volta in volta suoni naturali o rumori di carattere organico, dal frinire dei grilli, al respiro fino al ribollire di fluidi organici.

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