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Marnie

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Marnie

di stanley kubrick
10 stelle

L'ANALISI DELLE TEORIE FREUDIANE  

"Si dice che l'occasione fa l'uomo ladro, ma anche per la donna non ci metterei la mano sul fuoco." Totò in Totò Terzo Uomo  

L'ultimo, vero, film di Sir Alfred esce nel 1964, dopo una difficilissima produzione, affrontando un tema particolarmente caro al regista, la psicoanalisi e il suo rapporto indiretto con il corpo umano. Tippi Hedren ritorna dopo il capolavoro Gli Uccelli, ancora completamente in forma (nel film precedente si era ferita nel set), sempre a sfoggiare la sua chioma bionda e la sua impressionante bellezza. Basti soltanto ricordare il primo piano iniziale per vedere la perfezione che Marnie, la protagonista, immette nel suo processo della camminata. E' perfettamente sopra la linea gialla della stazione ferroviaria che delimita la volontà dell'uomo di protrarsi in avanti, il significato diventa allegorico, rappresentando una cura dei dettagli che dimostrerà anche di possedere nel corso di tutta la pellicola, notiamo che anche la borsa gialla (rossa-linea) è ripiegata da un lato in particolare. In questo film, la macchina da presa del regista inglese pedina costantemente il fondoschiena (sessualità) della protagonista soltanto nei primi squarci temporali che ci mostra di Marnie, successivamente, prende le sembianze del suo futuro marito, si trasforma completamente, diventando pedissequo come il personaggio, eppure costretto alla lontananza forzata, disturbata dai continui slanci psicologici della cleptomane Marnie. La femminilità viene continuamente mostrata, il distacco dal resto del mondo, la volontà e la fermezza nel portare avanti i propri ideali. Se si può dare un occhiata alla filmografia di Hitchcock si può notare che la psicologia occupa un posto di rilievo in alcune sue direzioni, ovviamente citiamo Psycho, dove i disturbi parapsicologici di Norman Bates si manifestavano sul genere umano e sulle povere persone che imboccavano la direzione sbagliata durante l'autostrada, ma anche in Nodo Alla Gola si può trovare questo termine, specialmente nei discorsi compiuti e aulici che il professor Cadell narra agli invitati, oppure per il gesto estremo e omicida dei due protagonisti Brandon e Phillip, eppure non si riesce a scorgere un film più nudo (rosso sessualità) e intimo di questo. L'inconscio e il subconscio sono le basi delle teorie freudiane sulla psicanalisi, le sue origini e su quello che verrà nel futuro, Marnie compie gesti che delimitano farsamente il contorno spastico e cleptomane della sua fragile mente, la sua frigidità viene completamente allo scoperto dalle sue stesse parole. Le sue contraddizioni hanno carattere psichico, non derivano da qualcosa che si vede, ma qualcosa che si pensa dentro. Le distorsioni temporali su cui l'idea di base poggia rappresentano il passato, il presente risulta soltanto una macchietta nei 129 minuti che costituiscono la pellicola, mentre il futuro è legato a un filo, connotato direttamente dalle fantasie di ladra ruba(cuori)denaro, spezzandosi e minimizzandosi verso un aldilà che sembra più vicino che mai. I baci costanti nel prematrimonio tra lei e Mark, dentro una stalla, sono anedonici, Marnie non riesce a provare piacere, anche se tenta è impossibile. Il turbamento deriva da un involuzione della propria psiche dovuta a un fatto, un accadimento, una prova o un dolore successo tanto tempo prima. Il complesso di Edipo viene applicato dalla protagonista secondo un preciso schema, c'è sempre, infatti, il passato che distrugge il vero sogno di Marnie, quello di essere amata da colei che le ha dato la vita, successivamente troviamo un'avversione nei confronti di una creatura pura e spensierata quale la bambina che sta accanto alla casa dell'anziana madre (rosso), che quest'ultima accudisce come se fosse la figlia che ha sempre desiderato avere, per chiudere con una conclusione che deriva dalla gelosia perversa di Marnie verso quella bambina (piccola curiosità, è interpretata dall'allora giovanissima Melanie Griffith), ostentatamente portata avanti da un disinteresse assoluto della madre nei suoi confronti. C'è qualcosa che non va anche a livello fisico, dato che Hitchcock (che compare come al suo solito nell'albergo dove alloggia Marnie) lo ha voluto immettere nel suo processo di svelamento del mistero, in questo caso la martoriata mente della protagonista diventa soltanto un pretesto. Non solo uomini (sessualità), ma anche animali vengono attratti dal volere del regista. Fece scalpore a quel tempo la scena dell'uccisione del cavallo (rosso sangue), decapitato artisticamente dalla telecamera di Hitch, in un movimento sinuoso e perfetto (come Marnie nel prendere la pistola e ucciderlo) che ricorda i bei tempi che dopo questo film non torneranno più. Ecco, proprio i cavalli riescono ad arginare le follie psicologiche e cleptomani di Marnie, la sua unica vera passione è cavalcarli, farli "volare" attraverso prati pieni di verde sperando di scordarsi definitivamente di quel porto grezzo e fintissimo (uno dei pochi difetti del film, ma comunque passabile) che permea la strada dove la madre abita, facendola diventare sporca e lurida agli occhi di tutti. La sua voglia strabordante di non farsi toccare dagli uomini che esprime viene messa da parte dalla voglia di vivere durante le battute di caccia insieme agli amici e familiari in sella al suo fedele cavallo, unica vita sulla terra che si porta sempre dietro.

Nella locandina originale Hitchcock sembra guardare continuamente lo spettatore, lo sguardo e la posizione degli occhi ricorda quello del famosissimo quadro La Gioconda di Leonardo Da Vinci. Alzando un dito, sembra imporci di stare attenti alla nostra psiche, che potrebbe degenerare da un momento all'altro. Sembra schivare a tutti i costi anche lo sguardo della Hedren, dato che sul set ci furono parecchi disguidi tra i due, anche a causa del comportamento del grande regista inglese volto all'osservazione della vita privata delle sue attrici protagoniste. Quest'ultima, sembra sfuggire dalle possenti braccia di Sean Connery, forse a causa dei suoi disturbi, dai suoi incubi nella notte. La figura "vestita" di nero, del buio più totale, che appare alla sommità della porta, costituisce una delle scene che più mi disturbano tra tutti i film che ho visto. Anche quel rosso, pigmentato nello schermo, con schizzi appariscenti che fanno venire i brividi. Marnie non è soltanto un film che narra la storia di una donna cleptomane con disturbi nella mente, ma agisce anche attraverso lo spettatore, ne scava al suo interno per trovare le paure più profonde e le riporta alla luce attraverso meccaniche di coinvolgimento emotivo veramente azzeccate. Ebbi la fortuna anche di leggere il romanzo da cui questa pellicola è tratta, scritto da Winston Graham, che analizzava anch'esso tutta la mentalità di Marnie, una delle poche differenze tra film e libro è che in quest'ultimo la figura del padre di Mark non è soltanto accennata, ma più approfondita. Credo che sia più che giusto fare un analisi delle pulizie di cassaforti negli studi in cui Marnie viene assunta. Per trovare un lavoro, Marnie è costretta a distruggere per poco tempo il suo disagio nei confronti degli uomini. I suoi continui cambiamenti camaleontici del trucco e del colore dei capelli (mai rossi) riescono a turbare lo spettatore. Mi salgono i brividi mentre Hitch inquadra i capelli della donna mentre si scoloriscono, mi scende invece una lacrima quando vedo la sensualissima Tippi Hedren con i suoi folti capelli biondi, con un acconciatura veramente all'insegna della pura arte. Quando Marnie vede qualcosa che c'entra in qualche modo con il denaro, non riesce a togliere gli occhi, deve guardare, anzi, deve osservare tutte le mosse per arrivare al suo scopo finale. Se la deconcentrazione del capo ufficio si "limita" a 5 numeri e altrettante combinazioni, l'occhio vitreo e splendente di Marnie approfitta dello smarrimento di memoria per osservare, quello che non riesce a fare quando gli si presenta davanti un uomo (rosso, no allontanati!!!). Distogliere lo sguardo rappresenta un occasione perduta, la sua voglia incessante di rubare continuamente soldi da ogni cassaforte (il furto inziale non è il primo) la spinge a una visione oltre ogni possibilità. Eppure, i suoi occhi la tradiscono (sembra ricordare le poche insicurezze di James Stewart quando guardava anche lui qualcosa che non doveva, da una finestra che dava sul cortile) durante le ore buie, il sole rappresenta la sua fonte di illuminazione, mentre le nuvole e la conseguente pioggia la sua distruzione mentale mischiata a continui esaurimenti nervosi. C'è una scena che rappresenta la bravura registica di Sir Alfred in questo film. Mentre Marnie sta rubando dalla cassaforte del suo ultimo lavoro, una donna delle pulizie sta tranquillamente lucidando il suolo. L'analogia sta nella pulizia di due differenti cose, ed è bravissimo Hitch anche a posizionare la macchina da presa in modo che filmi entrambi le azioni delle due donne. Un ruolo di secondo piano lo occupa anche la famiglia di Mark, la magione dove alloggiano ricorda il castello di Manderlay in Rebecca La Prima Moglie, il prato e il paesaggio sembrano tipici degli western di Anthony Mann. La figura del padre risulta molto simbolica, attratta da ciò che è cambiato nel tempo, non perde neanche un istante a svelare tutti i particolari della vita del figlio a Marnie. La famiglia dello sposo entra in contrapposizione con quella della moglie. Nella sequenza finale, la madre non sa neanche che la figlia si sia sposata. Sembra un processo degenerativo che scava nel subconscio (rosso) e che stimola le persone a commettere errori e a dire varie bugie. Quando Marnie dorme, tutto intorno a lei si colora di un rosso pallido. Gli incubi trovano il loro culmine quando una persona la sveglia, quando sette i battiti imperterriti di un pugno su una porta per tre volte consecutive. Tralasciare il passato significa scordarsi di tutti i ricordi di una vita, sembra farlo anche Mark (bellissima la scena del temporale dove un ramo di un albero irrompe nella stanza e distrugge tutti i cimeli della moglie di Mark, che, se si nota, prima Marnie aveva notato, sembra quasi che la sventura sia accompagnata a lei, che non riesce a staccarsi da una donna così disturbata psicologicamente), ma è Marnie la vera artefice di tutto il subbuglio che si è creato.

Il colore rosso assume significati che ricordano le teorie della dominanza di Mendel, il rosso domina sul bianco. Hitch sembra apportare la scienza cromosomica nelle immagini del rosso che fa impallidire il bianco. C'entrano anche i cavalli, quando un fantino indossa un vestito con pois rossi. Oppure quando Marnie si macchia di inchiostro rosso l'indumento bianco. Oppure, oppure, oppure. Il rosso, c'è questa sensazione di sangue perso durante il penetramento, durante il sesso. Spogliare la propria donna ricorda i film che escono in quest'epoca, nessuno spettatore si sarebbe mai immaginato di vedere Tippi Hedren completamente svestita (naturalmente Hitch non ha fatto vedere niente a coloro che guardano il film al cinema) dopo un furioso litigio per la sua psiche fragile con Sean Connery. Marnie non ha mai fatto l'amore, sua madre forse sì. Mark è talmente innamorato di lei che i loro litigi continuano a intensificare la voglia di sapere che cosa è accaduto a Marnie quando era ancora una bambina, o forse cosa potesse avergli raccontato la madre. Spiare dietro una porta come fa la ragazza che vive nella magione della famiglia di Mark sembra essere la soluzione. Marnie non andava a giocare fuori, per la strada con le sue coetanee quando era piccola, pensava semplicemente che restare con la madre risolvesse tutti i problemi. L'uomo che quella terribile sera la madre di Marnie portò a casa (prostituzione, altro elemento sessuale) era un marinaio, probabilmente uno dei tanti che scendevano nel porto davanti alla strada in cui Marnie viveva da piccola, per soddisfare la sua sfera sessuale oramai invecchiata dopo tanta fatica sopra una barca. Nella luna di miele in una nave, Marnie tenta un suicidio improbabile, quello di annegarsi all'interno di una piscina, scena che rimanda al porto a Baltimora. L'acqua vuole essere un elemento che distrugge via i peccati e le paure, strofinare la giacca bianca e candida con l'acqua non serve a niente, forse Marnie deve per forza subire queste torture psicologiche. A volte, diventare di nuovo bambina per scoprire cosa si cela dietro questi brutti ricordi (ricordiamoci che i bambini sognano anche nella realtà) serve ad essere tranquilli per il resto della vita, sotto una casa e con un temporale scacciato via per sempre. Mentre un bastone uccide un uomo che aveva osato toccarla e la bambina osserva incredula ma ugualmente sognante, come quando sentiva tre toc toc contro la finestra mentre stava dormendo. Capolavoro assoluto.

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