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Pontypool

Regia di Bruce McDonald vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Pontypool

di Marcello del Campo
9 stelle

 

Pontypool è un film magnifico fatto con pochi soldi e un attore di teatro irresistibilmente bravo: potrebbe diventare un cult, poiché, forte di una sceneggiatura intelligente, dimostra, come ha scritto e teorizzato William Burroughs, sulla scorta di filosofi e scienziati, the language is a virus. Ricordo che si intitolava così un brano del disco Home The Brave (1977) di Laurie Anderson, che Ferdinand De Saussure arrivò a concepire il linguaggio una convenzione, facendo un salto temporale all’indietro fino alle ipotesi di Roscellino, il filosofo medievale che riteneva il linguaggio e il parlare pura emissione di fiato (flatus vocis).

Bruce McDonald, scrittore per il cinema, di origine canadese, produttore e creatore di serial televisivi, fa compiere un passo in avanti al ‘cinema delle idee’ (Godard, Resnais), utilizzando lo scheletro del cinema horror alla Carpenter (molti gli imprestati dal grande ‘saggista’, compresa la tensione che tiene lo spettatore incollato allo schermo); ma è al conterraneo David Cronenberg che cattura l’idea di ‘virus’ che permea tutti i suoi film da Brood fino all’insuperabile saggio History of Violence.

Che McDonald voglia sviluppare il discorso sul linguaggio come virus, è chiaro fin dall’incipit del film.

Un anziano dj (interpretato da uno strepitoso Stephen McHattie), Grant Mazzie, arriva alla stazione radio di Pontypool, la CLSY, dove, con il nome di ‘Shock Jock”  è solito intrattenere un pubblico di affezionati fan che si divertono alle battute sconcertanti e politicamente scorrette del vecchio volpone hippy antimilitarista.

Il gatto della signora Fish è scomparso, comincia. Ci sono avvisi per tutta la citta… avete visto Honey? Tutti abbiamo visto gli avvisi ma nessuno ha visto “Honey… Nessuno...

 

A questo punto giova tornare al discorso dell’inizio per ricordare che tra gli assertori del ‘linguaggio-virus’ c’è anche il grande etologo e biologo Richard Dawkins che ha costruito una teoria definita “MEME” e che il grande romanziere massimalista John Barth (da intendere in opposizione ai minimalisti) ha espresso in Frame Tales del 1967 (ricordo che presso le edizioni Minimum Fax è in corso la traduzione e la ristampa dell’opera omnia di questo ‘enorme’ narratore).

La teoria “memetica” afferma che alcuni discorsi possono contenere parole contagiose: nel caso dell’affermazione di Grant Mazzy il contagio potrebbe annidarsi in una o in molte o in tutte le parole che sono contenute nella frase “Il gatto della signora Fish è scomparso…”, nello stesso modo John Barth afferma che “… una striscia Moebius che riporta la frase ‘c’era una volta una storia che iniziò’ può essere letto come un prototipo di tutti i virus di computer e attacchi di computer; ma anche con il virus di computer come una figura di pensiero, come codice virulento auto-stimolante in tutte le letterature.”.

 

Torniamo a Grant Mazzy.

È arrivato alla stazione, ha salutato le due donne che lavorano lì, ha iniziato a parlare in radio della notte, gelata e buia, poi del gattino scomparso.

Sidney Bryar (Lisa Houle), la proprietaria della radio gli sussurra di tenere a freno la linguaccia anti-pigs e di proseguire con le notizie: l’altra donna, la più giovane, Lauren-Ann Drummond (Georgina Reilly) scuote la testa, Grant non è tipo da rabbonire, lui è un uomo libero, un mezzo cowboy ilare.

Grant Mazzy continua:

Fino allo scorso giovedì, quando l’auto della signora Colette Piscine ha schivato Honey mentre attraversava il ponte… Questo ponte è qualcosa di dannato… è quasi un tesoro del folklore locale, ha addirittura un nome speciale ‘Pont de Flaque, quindi, Colette... che suona come ‘culotte’ che significa “panty” (mutande) in francese e Piscine significa ‘Pool’… Panty Pool… anche ‘flaque’ significa piscina in francese… Colette Piscine o ‘Panty Pool’… Cosa mai significa? … Bene, Norman Mailer ha una sua teoria che utilizzava per giustificare coincidenze e casualità’ della vita, come il giorno dell’omicidio di JFK, i grandi eventi che si sono verificati nel tempo sono composti da dettagli fisici che hanno come degli spasmi, si separano, mischiandosi e quando si riuniscono tutti stranamente coincidono in forma inusuale, nomi, strade, date, cognomi... piccoli superflui dettagli che si relazionano fra loro… Viene chiamato ‘Effetto Onda’… Bene, questo cosa significa? Vuol dire che succederà qualcosa... Qualcosa di grande... Anche se in fondo sappiamo che c’è sempre qualcosa... sul punto di accadere…

Qualcosa, infatti, sta accadendo a cinque chilometri dalla stazione di Pontypool, qualcosa che l’inviato Ken Loney racconta: gente che invade un palazzo… non proprio gente, non si capisce… non hanno sembianze umane, “la definirei una situazione strana”, si sente la voce di Ken. “Sembra vogliano entrare all’interno. Un’ala dell’edificio è avvolta dalle fiamme, ci sono delle vittime. A prima vista l’incendio sembra causato da un’esplosione! Oh, Gesù’, sono morti nell’esplosione! Ci sono persone imprigionate fra le fiamme!”

 

La location: un ambiente piccolo, i personaggi: tre, la tensione: alle stelle. 

Cosa sta accadendo a cinque chilometri da Pontypool?

Che cosa sta accadendo nel mondo?

Non saranno le televisioni blasonate, la Cia, le teste d’uovo a illuminare una delle scene del disastro più impressionanti del cinema horror degli ultimi vent’anni. Sarà Grant Mazzie, l’uomo del Sessantotto e della contestazione, l’uomo che ama Norman Mailer, che ha letto Barthes e De Saussure ad arrivare al pus che si nasconde nel linguaggio e che rende affamati di carne umana vampiri, zombi, chi è stato contagiato dalle parole.

Quali parole?

Quelle dei tre nella stazione?

Quelle dei media?

Quali parole in una frase intera?

A un certo punto “Shock Jock” chiederà che si faccia il silenzio.

La salvezza sta nel silenzio.

LANGUAGE IS A VIRUS

Bisogna tornare indietro, quando Il Logos si fece carne ed abitò tra noi.  

 

 

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