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Nowhere Boy

Regia di Sam Taylor Wood vedi scheda film

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La recensione su Nowhere Boy

di FilmTv Rivista
8 stelle

Imagine un John Lennon palestrato, con il viso di Aaron Johnson. Imagine un Paul McCartney sfigato e un po’ nerd, con quello dell’ottimo Thomas Brodie Sangster. Imagine un film che parla del genio musicale e pop(olare) migliore del Dopoguerra, capace di scrivere inni immortali alla pace così come hit da classifica. Imagine lo stesso film che non pronuncia mai la parola Beatles e che in colonna sonora ha brani di Lennon - ovviamente c’è Mother - e dei Goldfrapp e usa per pochi secondi e “a cappella” parole e note degli scarafaggi. John prima di diventare Lennon, l’icona rockstar, ecco la sfida dell’esordiente Sam Taylor-Wood, artista concettuale, fotografa e regista, già collaboratrice dei Pet Shop Boys. Inquadra un pugno d’anni dolenti e indolenti che Johnson - nella realtà fidanzato con la regista, hanno una figlia - dipinge sul suo faccione e sui suoi bicipiti. Racconta di un dolore che diventa poesia, di un figlio spezzato, arrabbiato, diviso tra la zia irreprensibile (Kristin Scott Thomas) e la madre bipolare. Dei Quarryman e di una Liverpool di periferia. Di un ragazzo geniale che cerca e trova la madre che lo ha abbandonato, di un amore intenso e bruciante, filiale e materno, che scorre sulle note del rock (e di Elvis), di una pellicola “femmina” tratta dal bel libro della sorellastra, Julia Baird (Imagine This. Io e mio fratello John Lennon, Giulio Perrone Editore). Di un’amicizia che diventa subito coppia, rivalità, mix perfetto e instabile, quella di John e Paul. E pazienza se nel racconto c’è convenzionalità visiva e musicale, in fondo la rivoluzione dei Beatles fu sì capellona, ma anche molto ben pettinata. E Lennon, nella buona e non facile interpretazione di Johnson, è un bravo ragazzo che vuole urlare le sue contraddizioni - non l’ha fatto, forse, sempre, dalle prime canzoni all’intervista fiume su “Rolling Stone”? -, la sua inquietudine, il suo senso di inadeguatezza. Sempre alla ricerca di quell’amore che la madre gli ha tolto e restituito, e infine di nuovo tolto con il distacco più feroce, una morte inaspettata e ingiusta. All You Need Is Love.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 49 del 2010

Autore: Boris Sollazzo

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