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Pusher II

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Pusher II

di GIMON 82
8 stelle

Strade dure,violente e cattive.

Angoli di mondi periferici agli antipodi della "normalita'",la sopravvivenza come filo sottile.Onori e dignita' nel sangue "parentale",mani sporche di rosso.

Rosso vivo,da organicita' fisica,luci da "night" e tormenti interiori.

Il miglior talento del cinema europeo,(ri) parte da qui.Dalla sua Danimarca,dopo il fallimento americano di "Fear x" (2003) l'enfant prodige in bancarotta,firma il suo "Mean Street's".

"Pusher" 2 è un opera cattiva,disturbante,ricca d'urbanismo lacerato e moderno.Sembra di tornare agli esordi di Scorsese col suo "Mean Street's",alle strade di Little Italy invase di malvita e religione.Le analogie tra Scorsese e Refn si fermano pero' nelle oasi malavitose,sulla regia cruda e priva di fronzoli che rincorre i protagonisti sulla strada.

 

 

 

Refn cristalizza tempi e modus vivendi alla sua maniera,con la macchina da presa "alitante" sui personaggi.Si avvicina ai loro corpi,riprendendone defaillance sessuali,pugni,e spacci di droga.Enorme nelle sottolineature,indugiante sui tempi lenti,quasi a voler "annoiare" lo spettatore.Ma la noia è solo un impressione,uno "stato mentale" che gli spacciatori di Refn ci sottraggono,in appartamenti luridi e viscidi.Non vi sono emozioni,vi sono rapporti edipici chiusi nel sangue.Solo congiunzioni tra padri e bimbi procreati "per sbaglio" rappresentano una redenzione.Il sentimento in "Pusher 2" è qualcosa che(sopravv) vive in modo sottrattivo,è azzerrato da azioni poco ortodosse,vive solo in pianti e vagiti da innocente.Le priorita' di Refn non sono (ancora) nello stilismo che vedremo nei futuri "Valhalla rising" (2009) o "Drive"(2011) ma nel cercare una violenza efferata e gratuita,non cercata da virtuosismi da camera,ma diretta e realistica,come richiedono storie simili,scritte nel solco periferico.I protagonisti sono figure immerse in "humus" animali,discariche sociali dove sfogare rabbie e degrado umano.La Copenaghen è infatti quella fredda,non turistica,in stile "sirenetta" di Andersen.

 

 

 

 

Una citta' che assorbe le ombre dell'animo,le accoglie negli spazi immersi in cemento e sordidi bordelli.E' questo l'interesse di una regia realistica,dal tocco sordido,regalare a noi spettatori un mondo quasi parallelo alle nostre visuali.Un binario "gia morto" che sopravvive (come puo') a se stesso.Cattivo e ricco di simbolismi,il mondo di Refn è qualcosa di tatuato sul corpo dell'ottimo Mads Mikkelsen.Futuro "One eye",divo dalla faccia tagliente,il cui corpo scolpito è (de) scritto da simboli,scritte o facce mostruose,segni tribali di vite in gabbia,sia reali che metaforiche.L'ultima ripresa dell' "Enfant prodige" è retorica,ma ricca d'un impatto significativo,due teste calve,l'una di un uomo,l'altra d'un neonato.Ed una scritta tatuata: "RESPECT",tangibilita' di esistenza votata al malaffare,ma che in fondo ha conservato un alito di dolcezza paterna.......

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