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La bocca del lupo

Regia di Pietro Marcello vedi scheda film

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La recensione su La bocca del lupo

di mc 5
10 stelle

Un film che ti lascia uno strano sapore in bocca, che ti immerge in un ambiente che non conoscevi, un ambiente che magari all'inizio di questo viaggio di 76 minuti ti sembra lontano nel tempo e nello spazio, grazie a quei suggestivi filmati amatoriali e documenti d'epoca, ma che poi, quando si riaccendono le luci in sala, lo percepisci quasi come famigliare. Uno sfondo fatto di voci, colori, immagini, che paiono senza tempo ma nei quali ti perdi volentieri. Questo film (o meglio docu-film) ha il sapore di un piccolo miracolo e in ogni caso è un'opera che non potrà lasciare nessuno spettatore indifferente. Possiede la forza dell'umiltà, la potenza della semplicità, l'energia dell'essenzialità, il rigore definitivo dell'Amore. Sì, perchè esso è -prima di ogni altra cosa- una devastante Storia d'Amore. Quell'Amore che (lo diceva sappiamo benissimo CHI) "strappa i capelli". Io sono stato a Genova solo due volte ma della città ho visto poco e nulla (per una serie di motivi in entrambe le occasioni la mia permanenza fu molto breve), per cui è stata per me un'esperienza assolutamente "emotiva" calarmi in quei vicoli stretti, respirando gli umori di chi li percorre o li abita ogni giorno. In quelle immagini, in tutte le immagini, non solo dei vicoli ma anche dei palazzi, del porto, dei bastimenti, dei ragazzi che giocano sulla spiaggia, delle insegne dei night club che non ci sono più...lo spettatore intravede un mondo antico e moderno che si fondono in un respiro di malinconìa, di sofferenza, di stanchezza, di rabbia e di poesia. E' come sospesa nel tempo l'aria che si respira durante la visione, quasi ispirata ad un ciclico succedersi di stagioni che hanno sempre al centro il Mare con le sue onde ora placide ore tempestose e l'Uomo che quelle onde tenta di dominare con la stessa difficoltà con cui cerca di governare la propria fragile esistenza. Sì, perchè tra quei vicoli, e in mezzo a quelle onde, la vita è precaria e difficile, aspra e poco generosa. Specialmente con chi non ha altro bene che la propria dignità, la propria a tratti malferma volontà, un filo sottile di speranza, e quattro o cinque cagnolini che ti fanno festa scodinzolando per casa. E' difficile restituire con la parola scritta ciò che questo film consegna alla tua anima. Ciò che si deposita nella mente e nel cuore è una sorta di quieto malessere, di pacata inquietudine; ecco dunque cosa ti lascia il film: solo ossimori malinconici. Non è poco, anzi è qualcosa di raro e prezioso che al cinema, di norma, ci è precluso. Ecco allora quanto è importante non permettere che ci sfugga dalle mani questo fiore delicato, dal profumo acre ed intenso, che rischia di appassire entro breve tempo, se non verrà coltivato con amore dal pubblico, dai critici e da chiunque gli vorrà bene. Prima di parlare dei due meravigliosi protagonisti, vorrei riportare alcune annotazioni personali in ordine parso. Innanzitutto un vivace plauso alla BIM, nota distributrice indipendente che, ad esser sincero, mi ha piacevolmente sorpreso, nel senso che non mi aspettavo che una delle realtà indipendenti più affermate e importanti mostrasse attenzione verso un prodotto così invisibile e "marginale" (almeno in un'ottica di "numeri"). Poi mi ha fatto sicuramente piacere notare la presenza tra i produttori (attraverso una piccola società da lui gestita) del nome di un critico che seguo ed apprezzo da anni: Dario Zonta. E ancora, nel corso del film, si ha modo di ascoltare un brano musicale di quelli che ti fanno bene al cuore: si tratta di "Eau à la bouche" di Serge Gainsburg, da sempre uno dei miei miti più luminosi. E infine, sui titoli di coda, mi ha procurato enorme soddisfazione veder scorrere il nome di una persona amica: la colonna sonora è stata infatti registrata in uno studio napoletano da una mia vecchia conoscenza: Marco Messina (qualcuno lo ricorderà come "uomo delle macchine" nei 99 Posse). E adesso vorrei racchiudere in un grande abbraccio ideale quei due cuori bastardi e bellissimi di Enzo e Mary. Due vite durissime, le loro. Due vite tra "bassi" e "meno bassi", senza nessun "alto". Due vite perdute tra scelte sbagliate ed errori talvolta reiterati (tutti scontati, tutti pagati anche con gli interessi). Due vite fragili, ma anche capaci di incassare una sequela di bastonate umilianti e dunque capaci di rialzarsi ogni volta, magari con le ossa scricchiolanti un pò di più, ma sempre senza mai smarrirsi del tutto....perchè uno spicchio di vita tranquilla, dolcemente amorosa, fatta di baci e di sguardi, in fondo al cammino di ognuno di noi, accidenti, ci deve pur essere. La lunga sequenza dell'intervista finale è qualcosa di indimenticabile. Complice l'obbiettivo della macchina da presa, lo spettatore si cala completamente nel mondo di quei due angeli reietti. Quasi ti sembra di essere seduto al loro tavolo, coi cagnolini che ti passano tra le gambe. In pochi casi il cinema aveva permesso a tal punto al pubblico di "famigliarizzare" con persone-personaggi. E oltretutto non si tratta certo di due personaggi gradevoli o ruffiani. Anzi: dalle loro parole si percepisce tutta la loro ruvidità, ciò che sono e ciò che li ha fatti diventare come sono. E si intuisce come il loro legame abbia molteplici valenze: dal sentimento romantico all'energia del desiderio, ma soprattutto un granitico patto di mutua solidarietà che nulla potrà mai scalfire. Mary ed Enzo si aprono a te come se li avessi davanti, ne percepisci il respiro, il pensiero e il retro-pensiero. Manca solo una cosa (tecnicamente impossibile): che quando si accendono le luci in sala, tu vada a casa loro, li abbracci entrambi e poi si ceni tutti assieme. ...ed ecco che allora, perfino io che sono astemio totale, di fronte ad un tale dilagare di umana semplicità, potrei condividere coi due nuovi amici un buon bicchiere di vino! Grazie ad un passaparola più intenso ed efficace di quanto io avevo previsto, e grazie a sempre nuovi premi ottenuti a festival e rassegne, questo piccolo (piccolissimo) film sta crescendo ogni giorno. Per cui suonerà retorico (e forse anche conformista), ma io lo voglio dire lo stesso: questo è un film prezioso, non lasciate che vi sfugga, sarebbe un peccato di cui potreste pentirvi.
Voto: 9

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