Regia di Daniel Barber vedi scheda film
E' un film magistralmente interpretato, non solo da Caine ma anche dal resto del cast, in particolare l’attore che interpreta il drogato che gestisce la piantagione di cannabis, nei pochi minuti dedicati alla sua parte ha fornito una performance da premio oscar come miglior attore non protagonista. Il film non si può ridurre alla sola trama della vendetta dell’anziano per l’uccisione dell’amico, è molto di più. E’ anche un affresco di un cinico e crudo realismo documentaristico sul degrado delle periferie urbane, sulla violenza insensata che diviene prassi di vita che porta all’assoluta assenza di regole e remore, sulla spaventosa solitudine degli anziani nelle metropoli, sull’inadeguatezza della polizia, troppo politicizzata, che interviene a sproposito con operazioni massive ed inconcludenti ad effetto mediatico e che fa solo deflagrare conflitti sociali latenti. Interessante anche la figura ambigua dell’ispettrice investigativa in odore di santità che percorre il film fino alle sequenze finali, eccessivamente sensibile nell’approccio con l’anziano Cane (neanche ne fosse la nipote), quasi come fosse fuori posto in polizia, più adatta a ruoli da assistente sociale, che svolgerà un ruolo perlopiù passivo ma decisivo condizionando il comportamento del protagonista indiscusso Caine, che a differenza dei soliti film americani (questo è inglese) non si trasforma in un infallibile eroe, ma più credibilmente da anziano con difficoltà di deambulazione e connessione neuronale commette parecchi errori di valutazione e tempismo durante le azioni dei conflitti a fuoco.
Un film che merita di essere anche rivisto per meglio cogliere i particolari delle sequenze ed ambientazioni
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